Lincei: un nuovo approccio alla pace in un mondo di conflitti

Lincei: un nuovo approccio alla pace in un mondo di conflitti

Lincei: un nuovo approccio alla pace in un mondo di conflitti

Matteo Rigamonti

Dicembre 1, 2025

Roma, 1 dicembre 2025 – Capire la guerra per costruire la pace: questo è il tema che ha aperto oggi i lavori all’Accademia dei Lincei, dando il via a due giorni di confronto tra filosofi, giuristi, politologi, fisici ed economisti. In un momento segnato da conflitti che si estendono dal cuore dell’Europa fino al Medio Oriente, il presidente dei Lincei, Roberto Antonelli, ha lanciato un appello alla comunità scientifica e culturale. Un invito a riflettere sul potere distruttivo delle armi, soprattutto quelle nucleari, e sulla possibilità stessa di un futuro per l’umanità.

L’Europa e l’urgenza della pace

Oggi più che mai serve pensare alla pace come una necessità”, ha detto Antonelli davanti a una platea di studiosi e rappresentanti delle istituzioni. Le guerre in Ucraina e a Gaza hanno scosso profondamente l’Unione Europea e tutto ciò che le ruota intorno, comprese le attività scientifiche e culturali. Si sente nelle università, nei laboratori, ma anche nelle relazioni tra Paesi che fino a poco tempo fa erano considerati partner affidabili.

Il pericolo nucleare e la fragilità della pace

Antonelli ha sottolineato come sia chiaro “l’aumento drastico dei rischi di errori o di conflitti che nascono come locali, ma che per la forza delle armi nucleari e per il possibile coinvolgimento di altri Stati diventano globali”. Un allarme che non è nuovo: l’Accademia da anni organizza dibattiti e pubblica documenti sul rischio nucleare. Eppure, ha osservato il presidente, “sembra che nessuno se ne renda davvero conto, forse perché si spera, in modo quasi paradossale, che la stessa follia di una guerra mondiale la renda impossibile”.

La legge della forza e il vuoto del diritto

L’obiettivo di questi incontri, ha spiegato Antonelli, è “dare un contributo, anche piccolo ma positivo, in un momento in cui la legge della forza e degli interessi economici, e perfino di vere e proprie famiglie al potere, sembrano avere il sopravvento su ogni regola”. Un quadro che racconta bene il clima attuale: la diplomazia spesso fatica, mentre le logiche di potere si impongono sulle regole condivise. Solo allora ci si accorge di quanto siano fragili gli equilibri internazionali.

Ragionare per uscire dalla frammentazione

Per il presidente dei Lincei è fondamentale “considerare le relazioni tra i diversi aspetti di una situazione molto complessa, per offrire strumenti di ragionevolezza a dibattiti spesso spezzettati e unilaterali”. In pratica: serve uno sforzo comune per andare oltre le semplificazioni e affrontare la complessità delle crisi di oggi. Non basta più affidarsi a analisi parziali o a risposte immediate; bisogna guardare il quadro generale e pensare alle conseguenze nel tempo.

La pace non è un sogno, ma una necessità

“Bisogna pensare la pace come qualcosa di inevitabile”, ha ribadito Antonelli, “anche se, paradossalmente, resta la cosa più difficile da raggiungere e mantenere”. La frase ha suscitato qualche mormorio in sala: alcuni hanno annuito, altri hanno preso appunti in silenzio. Il paradosso è chiaro: mentre la guerra sembra sempre più vicina, la pace si allontana, quasi fosse un traguardo irraggiungibile.

Scienza e cultura in prima linea

L’Accademia dei Lincei, fondata nel 1603 e tra le più antiche istituzioni scientifiche d’Europa, si conferma ancora una volta un luogo di riflessione critica. In questi due giorni, tra interventi formali e discussioni informali nei corridoi di Palazzo Corsini, si proverà a capire se esiste davvero spazio per la ragione nel dibattito pubblico. E se la scienza può ancora offrire strumenti utili per prevenire i conflitti e promuovere una cultura della pace.

Uno sguardo che guarda avanti

Al termine della mattinata, tra i partecipanti si avvertiva un senso di urgenza. “Non possiamo più ignorare questi temi”, ha confidato un docente di diritto internazionale dell’Università La Sapienza. Il rischio concreto è che il dibattito resti chiuso nelle aule accademiche, mentre fuori il mondo continua a cambiare. Eppure, proprio da questi incontri può nascere una nuova consapevolezza: capire la guerra per costruire davvero la pace.