Vienna, 1 dicembre 2025 – I Paesi produttori di petrolio si sono ritrovati oggi a Vienna e hanno deciso di tenere fermo il livello attuale di produzione complessiva di greggio per i membri dell’Opec e i partner non Opec. L’accordo, già in vigore, resta valido fino al 31 dicembre 2026. Una mossa che, secondo diversi esperti presenti nella capitale austriaca, era già stata in gran parte anticipata dai mercati nelle ultime settimane.
Opec+ conferma: produzione ferma fino al 2026
La riunione è cominciata poco dopo le 10 nella storica sede dell’Opec in Helferstorferstrasse. I rappresentanti di Algeria, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kazakistan, Oman e Russia hanno ribadito la volontà di non toccare i livelli produttivi. Questa decisione segue quella del 2 novembre, quando era stato approvato un piccolo aumento – il terzo di fila – di 137.000 barili al giorno. Da allora, però, il cartello ha scelto una pausa, ora ufficialmente estesa almeno fino a marzo 2026.
Fonti vicine ai negoziati confermano che l’obiettivo è mantenere una produzione giornaliera complessiva di 1,66 milioni di barili, un livello ritenuto giusto per bilanciare domanda e offerta in un periodo segnato da incertezze geopolitiche e fluttuazioni dei prezzi.
Mercati in attesa, tutti gli occhi sulla Russia
La conferma della strategia Opec+ arriva in un momento delicato. Da un lato, le trattative per una possibile pace in Ucraina potrebbero cambiare le carte in tavola, riportando il petrolio russo sui mercati internazionali. Dall’altro, la domanda globale resta influenzata da fattori come la crescita cinese e le politiche energetiche europee. “Abbiamo deciso di confermare il mandato del Comitato Ministeriale Congiunto di Monitoraggio (JMMC)”, ha detto un delegato saudita all’uscita dalla riunione. Il comitato continuerà a “seguire da vicino le condizioni del mercato petrolifero e i livelli di produzione”, con incontri ogni due mesi.
Gli operatori finanziari hanno reagito senza grosse sorprese: il prezzo del Brent è rimasto stabile, intorno agli 82 dollari al barile nel pomeriggio, segno che la decisione era già stata assorbita nelle ultime quotazioni.
Prossima verifica a giugno: scenari da valutare
Il prossimo appuntamento ufficiale è fissato per il 7 giugno 2026, quando i ministri Opec+ torneranno a Vienna per decidere se intervenire. Nel frattempo, il monitoraggio sarà costante. “Il mercato è in una fase di cambiamento”, ha spiegato un funzionario del Ministero dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti. “Serve prudenza: ogni mossa può avere effetti immediati su prezzi e sulle economie dei Paesi produttori”.
Restano però diversi punti da chiarire: il ruolo della Russia se si allenteranno le sanzioni, la capacità dell’Opec+ di rimanere unita e la risposta dei produttori indipendenti – in primis gli Stati Uniti – pronti a sfruttare eventuali spazi lasciati liberi sul mercato.
Equilibri fragili, futuro incerto
Tra gli operatori a Vienna circola l’idea che mantenere la produzione ferma sia una strategia di attesa. “Non ci sono le condizioni per rischiare adesso”, ha ammesso un analista londinese. “Meglio aspettare che si chiariscano i giochi geopolitici e vedere come si muoverà la domanda nei prossimi mesi”.
In questo quadro, il ruolo del JMMC è fondamentale: il comitato dovrà vigilare su eventuali squilibri e proporre correzioni rapide se serve. Solo allora si potrà parlare di nuovi tagli o rialzi.
Per ora, quindi, niente sorprese: l’Opec+ resta fedele alla linea della prudenza. I mercati osservano, in attesa della prossima mossa.
