Milano, 1 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio riprende quota sui principali mercati internazionali dopo che l’Opec+ ha deciso di non toccare la produzione di greggio almeno fino al primo trimestre del 2026. La notizia, arrivata ieri sera al termine della riunione a Vienna, ha avuto un impatto immediato sulle quotazioni. Il WTI con consegna a gennaio questa mattina è scambiato a 59,64 dollari al barile, in rialzo dell’1,9% rispetto alla chiusura di ieri. Il Brent, punto di riferimento in Europa, segna invece 63,48 dollari per la consegna di febbraio, con un aumento dell’1,76%.
Opec+ conferma la produzione: perché non si aumenta l’offerta
La riunione dell’Opec+, che mette insieme i principali esportatori di petrolio e alcuni produttori esterni come la Russia, si è svolta con prudenza. Fonti interne al cartello dicono che i ministri hanno valutato con attenzione la domanda globale e le tensioni geopolitiche nel Medio Oriente. “Non ci sono le condizioni per alzare la produzione”, ha spiegato il ministro dell’Energia saudita, Abdulaziz bin Salman, ai giornalisti. La Russia ha fatto eco a questa posizione, sottolineando l’importanza di mantenere un equilibrio tra domanda e offerta per evitare forti oscillazioni dei prezzi.
Mercati in fermento: cosa succede subito dopo la decisione
La risposta dei mercati è stata rapida. Fin dalle prime ore del mattino, le borse hanno registrato un aumento degli scambi legati al settore energetico. A Piazza Affari, i titoli delle compagnie petrolifere – con Eni in testa – hanno aperto in positivo. “Il mercato si aspettava che si potesse aumentare la produzione, ma alla fine ha prevalso la prudenza”, commenta un analista di Goldman Sachs. Gli operatori prevedono che il prezzo del petrolio rimarrà su questi livelli almeno fino alla prossima riunione dell’Opec+, fissata per marzo 2026.
Il petrolio più caro pesa sull’economia globale e italiana
L’aumento del prezzo del petrolio rischia di pesare sull’economia reale. In Italia, secondo l’Unione Nazionale Consumatori, il rincaro del greggio potrebbe tradursi in un aumento dei prezzi alla pompa già nelle prossime settimane. “Ogni dollaro in più sul barile si riflette subito sul costo dei carburanti”, spiega Massimiliano Dona, presidente dell’associazione. Le imprese che consumano molta energia – dalla chimica ai trasporti – guardano con preoccupazione a questa evoluzione, temendo ripercussioni sui costi e sulla competitività.
Domanda globale e tensioni geopolitiche: cosa pesa sulla scelta dell’Opec+
Dietro la decisione dell’Opec+ ci sono diversi fattori. Da un lato, la domanda globale resta sostenuta, spinta dalla ripresa economica in Asia e dalla stagione fredda nell’emisfero nord. Dall’altro, le tensioni in Medio Oriente – soprattutto tra Israele e Iran – mantengono alta l’incertezza sugli approvvigionamenti. “Il rischio geopolitico è alto”, ammette un diplomatico europeo presente a Vienna. Solo con il tempo si capirà se la strategia del cartello basterà a stabilizzare i mercati.
Cosa ci aspetta nei prossimi mesi: scenari e appuntamenti chiave
La prossima verifica sulla produzione è prevista per marzo 2026. Fino ad allora, l’Opec+ seguirà da vicino come si muove la domanda e come evolvono le crisi internazionali. Gli Stati Uniti continuano a spingere per un aumento della produzione, ma finora senza risultati. “La priorità è mantenere la stabilità”, ha ribadito il ministro saudita prima di lasciare Vienna.
In un quadro ancora incerto, il prezzo del petrolio torna al centro delle agende economiche mondiali. Come spesso accade in questi mercati, però, tutto può cambiare in poche settimane. Per ora, però, la linea è chiara: niente aumento della produzione almeno fino alla prossima primavera.
