Torino, 1 dicembre 2025 – David Parenzo ha chiesto un “processo per istigazione all’odio” contro Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu, dopo le sue parole sull’assalto alla redazione de La Stampa di Torino, avvenuto il 29 novembre. La polemica, scoppiata nelle ultime ore tra social e talk show, ruota attorno alle affermazioni della funzionaria Onu, che ha condannato l’irruzione degli attivisti pro-Palestina ma ha anche invitato la stampa a riflettere sul proprio ruolo.
Parenzo: “Revocare le onorificenze, come per Mussolini”
Domenica sera, il conduttore radiofonico e televisivo David Parenzo è intervenuto sui social con un commento senza mezzi termini: “Siamo oltre il delirio: le città che le hanno dato onorificenze dovrebbero toglierle subito, come fecero con quelle dedicate a Mussolini”. Un attacco diretto che ha scatenato centinaia di reazioni in poche ore. Parenzo non si è fermato qui: “Quella signora meriterebbe un processo per istigazione all’odio”, ha scritto, riferendosi alle parole di Albanese.
Per Parenzo, le dichiarazioni della relatrice Onu rischiano di giustificare la violenza contro i giornalisti. Ma non sono mancate le repliche, come quella di un utente su X (ex Twitter) che gli ha ricordato le sue frequenti provocazioni durante “La Zanzara”. Il conduttore ha risposto senza esitazioni: “Se si giudicassero due o tre sciocchezze dette alla Zanzara, nessuno avrebbe diritto di parola”.
Albanese: “Mi attaccano perché faccio paura”
La risposta di Francesca Albanese non si è fatta attendere. Ospite del programma “Accordi e Disaccordi” sul Nove, la relatrice Onu ha ribadito la sua condanna per l’irruzione nella redazione torinese. “Condanno chiaramente la violenza contro la redazione de La Stampa”, ha detto. Poi ha aggiunto: “La mia colpa è aver criticato anche la stampa italiana e occidentale per il pessimo lavoro fatto, in gran parte, sulla questione palestinese”.
Secondo Albanese, le critiche nascono dalla paura che il suo ruolo genera: “Mi attaccano perché in questo momento rappresento un cambiamento, un risveglio delle coscienze. Non lo faccio apposta”. Una posizione che ha spaccato l’opinione pubblica: c’è chi difende la libertà di critica e chi invece vede nelle sue parole un pericolo per l’immagine dei media.
Il caso che ha acceso la tensione
Tutto è partito venerdì scorso, quando un gruppo di attivisti pro-Palestina ha fatto irruzione nella sede torinese de La Stampa, bloccando il lavoro della redazione e chiedendo più attenzione sulla crisi a Gaza. La polizia, dalle prime verifiche, ha escluso feriti ma parla di momenti di tensione e slogan urlati nei corridoi.
La vicenda si inserisce in un clima già teso tra informazione e movimenti pro-Palestina. Da settimane, in varie città italiane – da Milano a Roma – si susseguono manifestazioni e presidi davanti alle redazioni dei principali quotidiani. Gli organizzatori accusano i media di raccontare il conflitto in Medio Oriente in modo parziale. Le redazioni, invece, denunciano pressioni e intimidazioni.
Le reazioni dalla politica
Le parole di Parenzo e Albanese hanno fatto rumore anche in politica. Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, ha definito “inaccettabile ogni forma di violenza contro la stampa”, sottolineando che “la libertà di informazione è un pilastro della democrazia”. Sia dalla maggioranza che dall’opposizione sono arrivate richieste di chiarimenti sulle dichiarazioni della relatrice Onu.
Nel frattempo, alcune amministrazioni locali stanno valutando se togliere o meno le onorificenze già concesse a Francesca Albanese. A Palazzo Civico, secondo fonti interne, la questione sarà all’ordine del giorno della prossima seduta del consiglio comunale.
Libertà di stampa in bilico
Il dibattito resta acceso. Da una parte c’è chi chiede più attenzione nel modo di parlare, soprattutto a chi ricopre ruoli istituzionali come i relatori Onu. Dall’altra chi difende il diritto di criticare anche duramente i media. La vicenda tiene banco nel panorama politico e mediatico italiano. E solo nelle prossime settimane si capirà se avrà effetti concreti nei rapporti tra istituzioni internazionali e amministrazioni locali.
