Speranza e fede: il messaggio del Papa in un mondo di conflitti

Speranza e fede: il messaggio del Papa in un mondo di conflitti

Speranza e fede: il messaggio del Papa in un mondo di conflitti

Matteo Rigamonti

Dicembre 1, 2025

Beirut, 1 dicembre 2025 – Papa Francesco ha lanciato oggi un appello alla comunità cattolica del Libano, invitando i fedeli a non perdere mai la fiducia nella preghiera. Un gesto di speranza e resistenza, anche quando tutto sembra crollare. Le sue parole sono arrivate durante l’incontro al santuario di Harissa, a nord di Beirut, in una zona segnata da tensioni e incertezze sempre più forti.

La preghiera che unisce i cuori

Nel pomeriggio, poco dopo le 16, il Papa si è rivolto a centinaia di fedeli radunati ai piedi della statua della Madonna del Libano. “La preghiera è un ponte invisibile che unisce i cuori”, ha detto con voce ferma, ma carica di emozione. Ha aggiunto che è proprio la preghiera a darci la forza per andare avanti, per sperare e lavorare, anche quando intorno si sente il rumore delle armi e le sfide quotidiane sembrano insormontabili. Un chiaro riferimento alle difficoltà che il Libano sta vivendo: crisi economica, tensioni politiche e il rischio costante di nuovi conflitti.

L’ancora, simbolo di pace e speranza

Durante l’incontro, il Papa ha richiamato l’attenzione su uno dei simboli scelti per questo viaggio: l’ancora. Sul palco davanti al santuario spiccava un grande logo con un’ancora intrecciata a una croce. “Se vogliamo costruire la pace”, ha detto Francesco, “dobbiamo ancorarci al Cielo”. Un’immagine semplice, ma che ha colpito profondamente molti dei presenti. Alcuni giovani volontari, a fine incontro, hanno raccontato di essersi sentiti “toccati dalle parole del Papa”, soprattutto in un momento in cui – come ha detto Rania, 23 anni, studentessa di Tripoli – “la speranza qui sembra sempre più fragile”.

Un Libano in cerca di stabilità

Il viaggio del Papa arriva in un momento molto delicato per il Libano, un paese alle prese con una crisi economica senza precedenti e una situazione politica instabile. Secondo la Banca Mondiale, oltre il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Le tensioni ai confini con Israele a sud e con la Siria a nord restano alte. In questo scenario, le parole di Francesco sono suonate come un invito a non arrendersi. “La preghiera non è fuga dalla realtà”, ha sottolineato, “ma una forza che ci sostiene giorno dopo giorno”.

Fede e paura nella comunità cattolica

La presenza del Papa al santuario di Harissa – un luogo simbolo per i cristiani maroniti – ha avuto un forte impatto sulla comunità cattolica libanese. Molti fedeli sono arrivati fin dalle prime ore del mattino, alcuni in pullman da Zahle e Byblos. “Non potevamo mancare”, ha spiegato padre Georges, parroco vicino a Baalbek. “Abbiamo bisogno di sentirci parte di qualcosa di più grande, soprattutto ora che la paura rischia di dividerci”. La diocesi locale stima che fossero oltre 3.000 le persone presenti.

Un messaggio che supera i confini

Le parole del Papa sono state riprese dai principali media locali e internazionali. In serata, il presidente libanese Michel Aoun ha ringraziato pubblicamente Francesco per “la vicinanza dimostrata al popolo libanese in questo momento difficile”. Anche il patriarca maronita Bechara Boutros Rai ha sottolineato l’importanza del messaggio: “Il Papa ci ricorda che la fede può ancora essere un punto fermo, una bussola”.

Sperare nonostante tutto

Mentre il sole calava sulle colline di Harissa, molti fedeli si sono fermati in silenzio davanti alla statua della Madonna. Alcuni hanno acceso candele, altri hanno lasciato biglietti con preghiere scritte a mano. “Non sappiamo cosa ci riserverà il domani”, ha detto Josephine, insegnante a Jounieh. “Ma oggi abbiamo sentito che non siamo soli”. Un sentimento condiviso da tanti: in Libano, dove il rumore delle armi resta un’eco vicina, la speranza continua a tenersi a un filo. O forse – come ha suggerito il Papa – a quell’ancora rivolta verso il cielo.