Washington, 1 dicembre 2025 – Donald Trump ha voluto chiarire ieri sera che la decisione degli Stati Uniti di chiudere lo spazio aereo sul Venezuela non significa che un attacco militare sia dietro l’angolo. Intercettato dai giornalisti a bordo dell’Air Force One, durante il viaggio di ritorno da Houston, il presidente ha invitato a non farsi prendere dal panico: “Non dovete leggerci nulla”, ha detto con tono netto, rispondendo alle domande sulle tensioni con Caracas.
Trump: “Nessun attacco all’orizzonte”
Le parole di Trump arrivano dopo una giornata piena di voci e preoccupazioni, soprattutto nei media sudamericani. La chiusura dello spazio aereo venezuelano ai voli civili e militari americani, annunciata dal Dipartimento della Difesa lunedì mattina, aveva subito acceso ipotesi su un possibile peggioramento della situazione. Ma il presidente ha voluto abbassare i toni: “Abbiamo preso questa decisione perché vediamo il Venezuela come un Paese poco amichevole”, ha detto. Nessuna minaccia diretta, quindi, almeno secondo quanto riferito dalla Casa Bianca.
Il contatto con Maduro e le risposte dal mondo
Durante il confronto con i giornalisti, Trump ha confermato un dettaglio che circolava già da qualche ora: la telefonata con Nicolas Maduro, presidente venezuelano. La notizia era stata anticipata dal New York Times nel pomeriggio, ma la conferma ufficiale è arrivata solo la sera. “Sì, abbiamo parlato”, ha detto Trump, senza entrare nel merito della conversazione. Da Caracas, invece, nessuna dichiarazione ufficiale. Fonti vicine al governo venezuelano hanno parlato solo di “contatti diplomatici in corso”, senza aggiungere altro.
Rapporti tesi tra Washington e Caracas
I rapporti tra Stati Uniti e Venezuela restano segnati da una forte diffidenza. Negli ultimi mesi, la Casa Bianca ha più volte accusato il governo Maduro di violare i diritti umani e di reprimere l’opposizione. Il blocco dello spazio aereo rientra in una strategia più ampia di pressione politica ed economica. Solo la scorsa settimana, il Dipartimento del Tesoro aveva annunciato nuove sanzioni contro funzionari venezuelani ritenuti vicini al presidente. “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte a certe azioni”, aveva detto Janet Yellen, segretaria al Tesoro, durante una conferenza stampa a Washington.
Le reazioni in Congresso e tra gli alleati
La decisione americana ha diviso anche il Congresso. Alcuni senatori repubblicani hanno appoggiato la linea dura della Casa Bianca, mentre tra i democratici non sono mancati i richiami alla cautela. “Dobbiamo stare attenti, non possiamo rischiare un’escalation in una regione già fragile”, ha messo in guardia il senatore Tim Kaine, membro della commissione Esteri. Anche da Bruxelles è arrivato un messaggio prudente: l’Unione Europea ha invitato tutte le parti a dialogare e a rispettare il diritto internazionale.
Cosa succede adesso: scenari aperti
Al momento, secondo fonti del Pentagono, non ci sono movimenti strani di truppe americane nel Caribe. Le navi della Marina Usa continuano il loro pattugliamento regolare al largo delle coste venezuelane, senza segni di un’escalation militare. Ma la situazione resta incerta. Analisti come Michael Shifter, presidente dell’Inter-American Dialogue di Washington, ricordano che “ogni gesto viene interpretato come un segnale” e che “la tensione è ancora alta”.
A Caracas: incertezza e attesa
A Caracas, la gente segue con attenzione gli sviluppi. Nelle ultime ore, in quartieri come Chacao e Altamira, si sono visti piccoli gruppi davanti alle sedi delle principali tv. Alcuni residenti hanno raccontato ai cronisti locali la paura di nuove sanzioni o di problemi nelle comunicazioni internazionali. “Siamo preoccupati per quello che potrebbe succedere”, ha confessato Maria Fernanda Ruiz, insegnante di 34 anni.
Per ora, la Casa Bianca resta sulla linea della prudenza. Ma la crisi venezuelana resta uno dei dossier più delicati per l’amministrazione Trump, in un momento internazionale pieno di incognite.
