Beirut, 2 dicembre 2025 – Questa mattina, a cinque anni dalla devastante esplosione del 4 agosto 2020, Papa Leone ha scelto il porto di Beirut per un momento di preghiera e silenzio. Davanti alle banchine ancora segnate dai danni di quella tragedia, il Pontefice ha ricordato le oltre duecento vittime, i migliaia di feriti e le famiglie che da allora convivono con il dolore e le difficoltà economiche.
Il dolore vivo di una città che non dimentica
Poco dopo le 9, sul molo, Papa Leone si è fermato per un momento di raccoglimento. Con lui, alcune figure della comunità cristiana libanese e le autorità locali. Il momento più toccante è stata la deposizione di una corona di fiori ai piedi di una targa con i nomi delle vittime. Un gesto semplice, quasi sospirato, ma carico di emozione, che ha raccolto attorno a sé il dolore ancora presente nella città.
I parenti delle vittime sono arrivati poco prima dell’alba, molti con in mano le fotografie dei loro cari. “Non possiamo permettere che vadano dimenticati”, ha detto Miriam, madre di un giovane portuale morto quella sera. Alcuni sopravvissuti hanno raccontato la loro esperienza al Papa. “Abbiamo perso tutto, ma non la speranza”, ha spiegato Samir, uno dei primi soccorritori arrivati sul posto.
Cinque anni dopo, un Paese ancora in ginocchio
La doppia esplosione del 2020 – causata, secondo le indagini, da un incendio in un deposito di nitrato d’ammonio – ha lasciato una ferita profonda nel tessuto sociale ed economico del Libano. Oltre alle vittime e ai feriti, più di 300mila persone hanno perso la casa. Quartieri interi sono stati distrutti in pochi secondi. Le attività commerciali del porto, cuore dell’economia locale, sono state pesantemente colpite.
A cinque anni di distanza, il Paese fatica ancora a riprendersi. Secondo la Banca Mondiale, la disoccupazione supera il 30% e la lira libanese ha perso oltre il 90% del suo valore rispetto al dollaro. “La ricostruzione procede lenta e a fatica”, ha ammesso il sindaco di Beirut, Marwan Abboud, presente alla cerimonia. “Ma la visita del Papa oggi ci dà coraggio”.
Parole di conforto e richieste di giustizia
Al termine della commemorazione, Papa Leone si è avvicinato ai familiari delle vittime, ascoltando le loro storie una per una. “Vi porto nel cuore della Chiesa”, ha detto a voce bassa, stringendo mani segnate dalla sofferenza. Alcuni parenti hanno chiesto giustizia: “Vogliamo la verità su quanto è successo”, hanno ripetuto più volte alcune madri.
Il Pontefice ha poi incontrato alcuni sopravvissuti, tra cui operatori sanitari e volontari che nei giorni dopo la tragedia hanno lavorato instancabilmente tra le macerie. “Non dimenticheremo mai il vostro coraggio”, ha sottolineato Papa Leone, prima di lasciare il porto e continuare la sua visita in città.
Beirut, ferita ma determinata a ripartire
Beirut resta una città segnata dal passato, con i palazzi sventrati e i cantieri ancora aperti. Ma tra le vie del centro si sente anche la voglia di andare avanti. “Non ci arrendiamo”, ha detto un giovane studente universitario presente alla cerimonia. “Gesti come questo ci fanno sentire meno soli”.
La visita del Papa, la prima di un Pontefice al porto dopo la tragedia, assume un forte valore simbolico per tutta la comunità libanese. È un segno di vicinanza in un momento in cui il Paese cerca ancora risposte e aiuti per uscire dalla crisi.
In tarda mattinata, Papa Leone ha lasciato il porto tra gli applausi sommessi dei presenti. Sul molo restano fiori e fotografie: memoria viva di una ferita che chiede ancora giustizia e speranza.
