Milano, 2 dicembre 2025 – A ottobre i prezzi alla produzione dell’industria italiana hanno messo il freno. Rispetto a settembre, sono scesi dello 0,2%, mentre su base annua la crescita si è quasi fermata allo 0,1%, molto meno del +1,1% registrato il mese prima. Lo ha reso noto Istat nel suo ultimo report, evidenziando come il calo sia stato spinto soprattutto dal ribasso dei prezzi dell’energia. Se si esclude questa voce, i prezzi mostrano invece un aumento contenuto: +0,1% rispetto a settembre e +0,7% su base annua.
Energia giù, industria frena
Secondo Istat, la flessione dei prezzi alla produzione è legata soprattutto al calo nel settore energetico. “La componente energetica ha pesato molto sull’andamento generale”, si legge nella nota. Tolto il settore energia e gas, la crescita dei prezzi è più evidente, anche se resta moderata. Un segnale che conferma l’incertezza che ancora pesa sull’industria italiana.
Nel dettaglio, sul mercato interno i prezzi di energia elettrica e gas sono tornati a scendere su base annua (-1,0%), interrompendo una lunga serie di aumenti che durava quasi un anno. Per alcuni analisti, questo potrebbe significare più stabilità per le imprese che consumano molta energia nei prossimi mesi.
Costruzioni in affanno: prezzi giù, crescita più lenta
Anche il settore delle costruzioni mostra qualche segnale di rallentamento. A ottobre i prezzi alla produzione per edifici residenziali e non residenziali sono calati dello 0,2% rispetto a settembre. Su base annua l’aumento si è fermato all’1,6%, meno rispetto all’1,9% di settembre. Per strade e ferrovie, invece, il calo mensile è stato dello 0,1%, mentre la crescita annua è scesa allo 0,4% (era 0,6% a settembre).
Gli operatori edili milanesi spiegano che la frenata dei prezzi può dipendere sia da una domanda meno vivace sia da una maggiore disponibilità di materiali rispetto ai mesi scorsi. “Il mercato si sta assestando dopo le forti oscillazioni degli ultimi due anni”, ha detto un responsabile di cantiere in zona Bicocca.
Manifatturiero: farmaceutica e metallurgia spingono i prezzi
Nel settore manifatturiero, i dati Istat mostrano che gli aumenti più forti sul mercato interno riguardano i prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+2,4%). Seguono la metallurgia e la fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari) e la riparazione e installazione di macchine e apparecchiature, entrambi a +1,8%.
All’estero, invece, si segnalano forti rialzi per i mezzi di trasporto (+5,0%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+4,2%) nell’area euro. Fuori dall’area euro, la crescita più evidente riguarda altre industrie manifatturiere, riparazione e installazione di macchinari (+4,8%).
Coke e petroliferi in discesa
Non mancano però settori in calo. I prezzi alla produzione di coke e prodotti petroliferi raffinati hanno segnato ribassi significativi: -3,1% sul mercato interno, -9,3% nell’area euro e -7,9% fuori dall’area euro. Dietro a questi dati c’è sia la volatilità dei prezzi internazionali sia una domanda più debole negli ultimi mesi.
Un operatore energetico lombardo ha commentato: “Il mercato resta molto sensibile alle dinamiche globali. Basta un cambiamento nei flussi internazionali per vedere oscillazioni anche forti nei prezzi”.
Industria italiana, incognite e attesa
Nel complesso, il quadro di Istat parla di un rallentamento per i prezzi alla produzione dell’industria italiana, con situazioni diverse tra i vari settori. L’energia continua a fare la differenza, mentre alcuni comparti – come farmaceutica e metallurgia – mostrano una certa tenuta.
Resta da capire se nei prossimi mesi si vedrà più stabilità o se torneranno pressioni sui prezzi. Gli operatori aspettano ora i dati di novembre per capire meglio la direzione. Nel frattempo, la parola d’ordine è prudenza.
