Roma, 2 dicembre 2025 – L’Italia crescerà poco nei prossimi anni, secondo le ultime Prospettive economiche dell’Ocse presentate oggi a Parigi. L’organizzazione che tiene d’occhio le economie avanzate prevede un aumento del Pil italiano dallo 0,5% nel 2025 allo 0,6% nel 2026, per poi arrivare allo 0,7% nel 2027. Un ritmo lento, tra i più bassi in Europa.
Ocse: export debole e crescita in affanno
Nel rapporto diffuso questa mattina, l’Ocse punta il dito sulla debolezza dell’export italiano come uno dei freni principali. “L’aumento dei dazi nel mondo e la scarsa spinta dei consumi, nonostante un aumento dei redditi reali, rallenteranno la crescita nel breve periodo”, si legge nel documento. Parole che rispecchiano la realtà di molte imprese italiane, soprattutto quelle legate ai mercati esteri.
Non è solo un problema italiano. Anche Paesi come la Spagna si preparano a un rallentamento. Ma l’Italia resta un caso a parte, per la sua struttura produttiva e il peso che le esportazioni hanno sul Pil.
Il Next Generation EU perde forza
Un altro punto chiave riguarda il calo dell’effetto del programma Next Generation EU. Secondo l’Ocse, i fondi europei che hanno dato una spinta all’economia stanno finendo. Questo porterà a una stretta sui conti pubblici in diversi Paesi, Italia compresa. “La fine del rilancio del programma NextGenerationEU porterà a un irrigidimento delle politiche di bilancio in vari Paesi nel 2027”, spiegano gli esperti.
Per l’Italia, si parla di una stretta di bilancio pari a 0,3 punti di Pil nel 2026. Fonti del Ministero dell’Economia spiegano che questo potrebbe tradursi in tagli alla spesa pubblica o nuove tasse. “Sappiamo che è importante mantenere i conti in ordine – ha detto un funzionario del Tesoro – ma bisognerà valutare con attenzione l’impatto sociale delle scelte”.
Consumi e redditi: segnali contrastanti
Nonostante un lieve aumento dei redditi reali, i consumi interni restano fiacchi. Una situazione che preoccupa commercianti e artigiani. “Le famiglie continuano a mettere da parte i soldi, frenate dall’incertezza e dall’aumento dei prezzi”, ha detto ieri Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio. Secondo la sua associazione, il potere d’acquisto è cresciuto di poco nell’ultimo anno.
Lo confermano anche i dati Istat: a ottobre le vendite al dettaglio sono rimaste quasi ferme rispetto a settembre, con un piccolo calo nei prodotti non alimentari. “Serve un intervento per far ripartire la domanda interna”, ha aggiunto Sangalli.
Le reazioni del governo e le sfide future
A Palazzo Chigi, le stime dell’Ocse sono state accolte con cautela. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha evitato commenti diretti, ma fonti vicine al governo sottolineano che “le riforme strutturali restano una priorità”. In Parlamento si discute di accelerare su investimenti e digitalizzazione per spingere la crescita.
Nel frattempo, il presidente di Confindustria Emanuele Orsini ha lanciato un appello all’esecutivo: “Non bisogna abbassare la guardia. Serve difendere la competitività delle imprese italiane all’estero”. Un messaggio che risuona soprattutto tra le piccole e medie imprese del Nord Est, dove la domanda estera pesa molto sul fatturato.
Un futuro incerto e prudente
Guardando al triennio 2025-2027, l’Ocse invita a non illudersi. La crescita italiana resterà contenuta, influenzata da fattori esterni come le tensioni commerciali globali e l’aumento dei tassi di interesse. Solo una domanda interna più forte e una spesa pubblica più efficace potrebbero cambiare le cose.
Per ora, spiegano gli analisti, “l’Italia dovrà fare i conti con una crescita lenta e spazi di manovra limitati”. Una sfida che riguarda governo, imprese e famiglie. E che richiederà scelte difficili nei prossimi mesi.
