L’olfatto dei neonati: come l’odore del cibo influisce sul rischio di obesità

L'olfatto dei neonati: come l'odore del cibo influisce sul rischio di obesità

L'olfatto dei neonati: come l'odore del cibo influisce sul rischio di obesità

Giada Liguori

Dicembre 2, 2025

Colonia, 2 dicembre 2025 – L’odore del cibo durante la gravidanza e nei primi giorni di vita potrebbe influenzare il rischio di obesità nei figli. È quanto emerge da uno studio pubblicato su Nature Metabolism e condotto dall’Istituto Max Planck per la ricerca sul metabolismo di Colonia. La squadra guidata da Sophie Steculorum ha scoperto che nei topi, l’esposizione all’aroma di cibi grassi, come il bacon, mentre sono ancora nel grembo materno o appena nati, può cambiare il metabolismo e il modo in cui il cervello risponde al cibo.

Odori e metabolismo: cosa succede nei topi

Gli scienziati tedeschi hanno diviso un gruppo di femmine incinte di topo in due. A una metà hanno dato una dieta normale, all’altra una dieta con aroma di bacon, ma identica in calorie e nutrienti. L’idea era capire se fosse solo l’odore, senza cambiare l’alimentazione, a lasciare un segno sul metabolismo dei cuccioli. “Volevamo vedere se l’odore da solo potesse avere un effetto duraturo”, ha detto Steculorum.

I risultati sono chiari: i topi che hanno sentito l’odore di bacon durante la gravidanza o subito dopo la nascita, da adulti e con una dieta ricca di grassi, hanno accumulato più grasso, mostrato una forte resistenza all’insulina e consumato meno energia rispetto agli altri. In pratica, il loro corpo sembrava “programmato” per reagire in modo diverso al cibo.

Dal liquido amniotico al latte: gli odori che passano dalla madre al piccolo

I ricercatori spiegano che i composti volatili degli alimenti passano dalla madre al feto attraverso il liquido amniotico e, dopo la nascita, tramite il latte materno. Finora si sapeva che questi odori influenzano i gusti futuri – per esempio, la preferenza per certi sapori assaggiati già in grembo – ma non si pensava potessero modificare anche il metabolismo.

“Abbiamo sempre pensato che fossero calorie e nutrienti a contare per l’obesità”, ha ammesso uno degli studiosi. “Ma i nostri dati mostrano che l’ambiente olfattivo precoce può giocare un ruolo importante”.

Il cervello e la fame: cambiamenti nei circuiti della ricompensa

Guardando al cervello dei topi adulti esposti agli odori del cibo prima o subito dopo la nascita, gli scienziati hanno notato cambiamenti nelle zone legate alla ricompensa e ai neuroni che controllano la fame. Quegli animali avevano una voglia più forte di cibi grassi e meno controllo sull’appetito, come succede ai topi già obesi.

“Non è solo una questione di quanto mangiano”, ha spiegato Steculorum. “Il cervello sembra ‘ricordare’ gli odori ricevuti presto e da lì regola il comportamento alimentare”.

Cosa significa per l’uomo: serve cautela

Per ora, questi risultati riguardano solo i topi. Gli autori avvertono che servono altre ricerche per capire se succede lo stesso negli esseri umani. “Non possiamo ancora dirlo con certezza”, ha detto Steculorum. “Ma se fosse vero anche per noi, si aprirebbero nuove strade per prevenire l’obesità”.

Questa scoperta potrebbe spingere a guardare con più attenzione all’ambiente sensoriale nei primi mesi di vita, non solo per il gusto ma anche per l’olfatto. Un tema molto importante per pediatri e nutrizionisti, soprattutto oggi che l’obesità infantile cresce in tanti Paesi europei.

Dieta materna e futuro: un invito alla prudenza

Fino a nuove conferme sull’uomo, gli esperti consigliano di fare attenzione, suggerendo che la dieta della mamma, anche per gli odori che trasmette al feto e al neonato, può avere effetti a lungo termine. “Siamo solo all’inizio”, ha concluso Steculorum. “Capire meglio questi meccanismi potrebbe aiutarci a trovare nuove strategie contro l’epidemia di obesità”.

Per ora, il consiglio rimane quello di seguire una dieta equilibrata in gravidanza e durante l’allattamento. Solo così si potrà capire se gli odori del cibo – e non solo le calorie – possono davvero cambiare il futuro metabolico dei più piccoli.