Modena, 3 dicembre 2025 – Una pinza chirurgica lunga 14 centimetri dimenticata nell’addome, cinque mesi di dolori inspiegabili e diagnosi sbagliate, fino alla scoperta shock e alla rimozione dell’oggetto: è la storia di Giusy Abruzzo, 42 anni, di Modena, che ora annuncia di voler fare causa all’ospedale dove è stata operata. Il caso, conclusosi il 28 novembre all’ospedale di Sassuolo, riapre il dibattito sulla sicurezza nelle sale operatorie e sul controllo degli strumenti usati durante gli interventi.
Il calvario di Giusy: dolori senza risposta dopo l’operazione
Tutto parte il 30 giugno, quando Giusy Abruzzo si sottopone a un’addominoplastica in una struttura pubblica di Napoli. Prima di allora, la donna aveva già affrontato una lunga battaglia contro l’obesità, con un intervento di riduzione dello stomaco a Bergamo che le aveva permesso di perdere circa 50 chili. Il risultato era positivo, ma il problema dell’eccesso di pelle nell’addome l’ha spinta a decidere per la chirurgia plastica.
Nei giorni dopo l’operazione, però, qualcosa non va. “Avevo un dolore fisso vicino all’ombelico”, ha raccontato Giusy durante le visite di controllo. Il chirurgo aveva ipotizzato una piccola ernia, senza darle troppo peso. Ma il dolore non passava, anzi, peggiorava con il tempo.
Cinque mesi di visite e risposte vaghe
Per cinque mesi, Giusy gira tra visite e specialisti tra Modena e Napoli. “Mi dicevano che era normale avere qualche fastidio dopo un intervento del genere”, racconta. Nessuno però capisce davvero cosa ci sia che non va. Solo a novembre, quando il dolore diventa insopportabile e la porta al pronto soccorso di Pavullo nel Frignano, viene fatta una TAC urgente.
La scoperta è scioccante: dentro l’addome c’è un corpo estraneo metallico. Una pinza lunga 14 centimetri, dimenticata nell’operazione di giugno. “Non riuscivo a crederci”, ha detto Giusy ai suoi familiari dopo aver saputo la verità.
L’intervento a Sassuolo e la nuova battaglia legale
Trasferita d’urgenza all’ospedale di Sassuolo, Giusy viene operata per togliere la pinza. L’intervento, eseguito il 28 novembre, va bene e non ci sono complicazioni. “Solo dopo l’operazione ho iniziato a sentirmi meglio”, ha raccontato la donna appena sveglia dall’anestesia.
I medici hanno spiegato che tenere uno strumento metallico così a lungo nell’addome poteva provocare infezioni gravi o danni agli organi interni. “L’operazione era necessaria e urgente”, hanno detto fonti sanitarie dell’ospedale emiliano.
Indagini in corso e responsabilità da chiarire
Adesso la vicenda è passata agli avvocati. Giusy Abruzzo ha annunciato la volontà di fare causa all’ospedale di Napoli dove è stata operata. “Nel 2025 non si possono ancora vedere errori del genere”, ha detto il suo legale. La famiglia ha già presentato una segnalazione all’Ordine dei Medici e alla Procura.
Dalla direzione sanitaria dell’ospedale coinvolto non arrivano commenti ufficiali. In casi simili, solitamente si apre un’indagine interna per capire cosa sia successo e se ci sono state mancanze nel controllo degli strumenti chirurgici.
Sale operatorie sotto la lente: la sicurezza che fa discutere
Episodi come quello di Giusy riaccendono il dibattito sulla sicurezza in sala operatoria. Secondo i dati del Ministero della Salute, ogni anno si registrano decine di casi di “corpi estranei” dimenticati durante operazioni, anche se sono pochi rispetto al totale degli interventi.
Gli esperti sottolineano quanto sia importante il conteggio preciso degli strumenti prima e dopo ogni operazione. “Questi protocolli sono fondamentali per evitare errori che possono avere conseguenze gravissime”, spiega un chirurgo modenese che preferisce restare anonimo.
Per Giusy Abruzzo, adesso, resta la speranza che la sua esperienza diventi un monito. “Voglio solo che nessuno debba passare quello che ho passato io”, ha detto mentre lasciava l’ospedale di Sassuolo, ancora provata ma finalmente senza dolore.
