Ex Ilva: le preoccupazioni di Bucci sui segnali negativi da Roma

Ex Ilva: le preoccupazioni di Bucci sui segnali negativi da Roma

Ex Ilva: le preoccupazioni di Bucci sui segnali negativi da Roma

Giada Liguori

Dicembre 3, 2025

Genova, 3 dicembre 2025 – «Mi hanno confermato che i soldi per la fornitura dell’acciaio destinato alla zincatura si aggirano intorno ai 15 milioni. I fondi ci sono, ma c’è un problema con la legge europea che vieta gli aiuti di Stato alle aziende in commissariamento». Così il governatore della Liguria Marco Bucci ha spiegato ieri sera, poco dopo le 19, ai lavoratori dell’ex Ilva di Genova Cornigliano, ancora in presidio davanti ai cancelli dello stabilimento. La telefonata con il commissario straordinario di Acciaierie d’Italia, Giancarlo Quaranta, è durata più di mezz’ora. Sullo sfondo, la tensione che sale tra istituzioni, azienda e sindacati, mentre la produzione resta ferma e il futuro di centinaia di famiglie è appeso a un filo.

Acciaio e fondi, lo scontro con l’Europa

Il nodo della questione, ha raccontato Bucci ai lavoratori sotto la pioggia battente di via Cornigliano, è la normativa europea sugli aiuti di Stato. «I soldi ci sono», ha ribadito il presidente della Regione, «ma non possiamo usarli direttamente per sostenere un’azienda in amministrazione straordinaria». Si parla di un pacchetto da 15 milioni di euro per garantire la fornitura di acciaio per la zincatura, una delle fasi fondamentali nello stabilimento genovese. Senza quella materia prima, le linee restano ferme. Eppure, per le regole UE, i fondi pubblici non possono coprire queste forniture.

Fonti sindacali presenti all’incontro raccontano di un clima teso tra i lavoratori. «Siamo stanchi di promesse», ha detto un operaio del secondo turno. «Vogliamo certezze sui tempi e su come si riparte». La questione degli aiuti di Stato – già al centro di un acceso dibattito nazionale – si incrocia con le trattative in corso tra governo, Regione e commissari.

Presidio e rabbia: i lavoratori non mollano

Da lunedì mattina, circa 200 dipendenti dell’ex Ilva si alternano davanti ai cancelli principali. Alcuni con le tute blu ancora sporche d’olio, altri con cartelli che gridano “Lavoro e dignità” o “Genova non si arrende”. Il presidio è stato organizzato dai sindacati metalmeccanici – Fiom, Fim e Uilm – che chiedono risposte immediate sulla ripresa delle attività e sulla tutela del lavoro.

«Non possiamo più aspettare», ha detto Bruno Manganaro, storico delegato Fiom. «Ogni giorno senza produzione mette a rischio gli stipendi e mette in difficoltà le famiglie». La tensione è alta: nel pomeriggio, alcuni lavoratori hanno bloccato per qualche minuto il traffico su via Cornigliano, prima di tornare indietro su invito dei sindacati.

I segnali dal governo

Nel corso della giornata sono arrivate anche le prime risposte da Roma. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha detto che «il dossier ex Ilva resta una priorità» e che sono in corso colloqui con Bruxelles per trovare una soluzione che rispetti le regole europee. Fonti vicine al ministero confermano che si sta valutando un intervento indiretto, usando strumenti finanziari diversi dagli aiuti diretti.

Intanto, il Comune di Genova segue da vicino la situazione. Il sindaco Marco Bucci – che ieri ha passato oltre due ore con i lavoratori – ha promesso che «la Regione farà tutto il possibile per garantire la continuità produttiva e salvaguardare i posti di lavoro». Ma la strada è tutta in salita.

Crisi e attese: cosa succede dopo

La vicenda dell’ex Ilva di Genova si inserisce in un quadro nazionale pieno di incertezze. La crisi dell’acciaio italiano – tra prezzi in calo, concorrenza straniera e vincoli normativi – mette a rischio migliaia di posti di lavoro da Taranto a Novi Ligure. A Genova, la questione della fornitura dell’acciaio per la zincatura è solo l’ultimo capitolo di una crisi che dura da anni.

«Ci sentiamo abbandonati», ha confidato una giovane operaia uscendo dal turno. «Vorremmo solo lavorare senza dover lottare ogni mese per lo stipendio». Le prossime ore saranno decisive: i sindacati hanno fissato un nuovo incontro con i vertici aziendali per mercoledì mattina alle 10. Nel frattempo, il presidio continua. E Genova aspetta risposte concrete.