Roma, 3 dicembre 2025 – L’Europa rischia di restare schiacciata tra Stati Uniti e Cina nella corsa all’Intelligenza artificiale, mentre l’Italia si trova in una posizione di dipendenza da Washington. A lanciare l’allarme è stato Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica 2021 e presidente emerito dell’Accademia Nazionale dei Lincei, intervenuto oggi a Roma in un convegno organizzato proprio dai Lincei sulle cause e le forme della guerra e sulle possibili strade per la pace. “È fondamentale che l’Unione Europea costruisca una propria capacità indipendente di ricerca e di applicazione industriale in questo settore”, ha detto Parisi, parlando davanti a una platea di accademici e studenti, poco dopo le 10 del mattino nella storica sede di Palazzo Corsini.
Europa: schiacciata tra giganti e senza una strategia
Per Parisi, l’Europa è in svantaggio, stretta tra due colossi tecnologici. “Abbiamo già visto che l’Italia è un vassallo degli Usa”, ha detto senza giri di parole il fisico romano, sottolineando come la mancanza di una strategia autonoma rischi di condannare il continente a un ruolo marginale. Il problema non riguarda solo i paesi più ricchi: “Anche i paesi in via di sviluppo sono messi male”, ha aggiunto Parisi, “rischiano di tornare a una forma di dipendenza coloniale sull’IA”. Un quadro preoccupante che, secondo il Nobel, richiede un ripensamento urgente delle politiche europee.
Tecnologia concentrata, tensioni in aumento
Parisi ha puntato il dito contro la crescente concentrazione delle risorse e dei talenti nel campo dell’Intelligenza artificiale. I chip che alimentano i sistemi più avanzati sono prodotti da pochissime aziende, e le competenze si concentrano in pochi centri di ricerca privati. “Questa tendenza al monopolio crea una tensione pericolosa fra i paesi”, ha spiegato, “e può facilmente sfociare in conflitti”. Non è solo una questione economica: il controllo dei dati e la possibile frammentazione della tecnologia a livello mondiale rischiano di dividere ancora di più il pianeta. “Siamo arrivati a un punto in cui molti paesi limitano fortemente l’export di tecnologia o materiali”, ha osservato Parisi, citando le recenti restrizioni di Washington e Pechino sull’esportazione di semiconduttori.
Serve un’agenzia Onu per l’IA
Per far fronte a queste sfide, Parisi ha rilanciato l’idea di creare un’agenzia internazionale per l’Intelligenza artificiale sotto l’egida delle Nazioni Unite. Un organismo che abbia risorse costanti, controlli il flusso dei dati e garantisca una distribuzione più equa dei chip. “Solo così si può evitare che pochi soggetti decidano le regole del gioco”, ha spiegato il fisico, che da tempo spinge per una governance globale della tecnologia. Il modello da seguire è quello dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, adattato però alle caratteristiche dell’IA.
Centri pubblici europei: una firma passata sotto silenzio
Parisi ha poi sottolineato l’urgenza di rafforzare la ricerca pubblica europea. “Una decina di giorni fa – ha ricordato – in Germania si è tenuto un convegno sulla sovranità digitale che si è concluso con la firma di un accordo tra Francia e Germania per creare diversi centri europei sull’IA, con le prime assunzioni previste per il 2026”. Una notizia, secondo il Nobel, passata quasi sotto traccia sui media italiani ed europei. Eppure, proprio da iniziative come questa potrebbe partire la risposta dell’Europa alla minaccia di marginalizzazione.
Il futuro dell’IA: rischi, ma anche opportunità
Il dibattito romano si è chiuso con un appello alla responsabilità collettiva. “Serve uno sforzo comune”, ha concluso Parisi, “perché la tecnologia non diventi un motivo di divisione, ma un’opportunità per tutti”. La sfida dell’Intelligenza artificiale non riguarda solo la competizione economica o militare: in gioco c’è la possibilità di costruire un futuro più equilibrato tra i popoli.
