Mutti punta sulla qualità: import del concentrato di pomodoro cinese in caduta libera del 76%

Mutti punta sulla qualità: import del concentrato di pomodoro cinese in caduta libera del 76%

Mutti punta sulla qualità: import del concentrato di pomodoro cinese in caduta libera del 76%

Giada Liguori

Dicembre 3, 2025

Parma, 3 dicembre 2025 – Negli ultimi mesi, l’import di concentrato di pomodoro dalla Cina è crollato del 76%. Un segnale forte che sta cambiando il volto del mercato internazionale del pomodoro. A spiegarlo è Francesco Mutti, amministratore delegato della nota azienda parmense. In un’intervista alla CNN, ha sottolineato che non si tratta di una semplice rivalità tra nazioni, ma di una risposta chiara a una crescente richiesta di trasparenza e tracciabilità da parte di consumatori e operatori.

L’Italia guida l’export mondiale

Secondo Mutti, l’Italia resta il protagonista indiscusso del settore. “Portiamo all’estero circa il 70% dei pomodori in scatola venduti nel mondo”, ha detto l’ad. A fare la differenza è la qualità e la certezza sull’origine delle materie prime. Dati confermati anche dall’Anicav, che segnala per il 2024 un’export di oltre 2 milioni di tonnellate di prodotti derivati dal pomodoro, con una crescita costante verso Nord America ed Europa.

Usa, dazi e nuove sfide

Il mercato statunitense pesa per circa il 10% delle esportazioni italiane di pomodoro lavorato. Ma negli ultimi due anni le aziende italiane hanno dovuto fare i conti con nuovi dazi, sia sul prodotto finito sia sui materiali d’imballaggio. “Abbiamo assorbito più di due terzi dei costi legati ai dazi”, ha spiegato Mutti. Solo in minima parte sono stati trasferiti sui prezzi finali, con un aumento contenuto di qualche punto percentuale. La scelta è stata chiara: restare competitivi e non pesare troppo sui consumatori americani.

Trasparenza e origine: la richiesta che cambia il gioco

Non si parla più solo di prezzo o quantità. “Oggi chi compra vuole origine chiara e standard alti”, ha ribadito Mutti. Una tendenza che spinge molte aziende a investire in sistemi di tracciabilità e certificazioni. In Italia, la filiera del pomodoro coinvolge oltre 7.000 aziende agricole e circa 120 stabilimenti industriali, con un peso importante sull’occupazione e sull’economia locale. “La trasparenza non è più un lusso. È diventata una condizione indispensabile per restare sul mercato”, ha aggiunto l’ad.

La Cina e le nuove rotte del pomodoro

Il crollo delle importazioni di concentrato cinese – che da tempo veniva usato come materia prima a basso costo in vari Paesi europei – riflette anche una maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale. I dati del Ministero dell’Agricoltura mostrano che nel 2024 l’Italia ha ridotto drasticamente gli acquisti dalla Cina, preferendo fornitori nazionali o europei. Una scelta che non è solo economica, ma anche legata alla necessità di controlli più rigorosi sulla qualità e sulle condizioni di produzione.

Qualità, sostenibilità e competitività: la sfida italiana

Per le aziende italiane la sfida è chiara: unire qualità, sostenibilità e capacità di competere all’estero. “Il mercato cambia velocemente”, ha confessato Mutti, “e solo chi investe in innovazione e trasparenza potrà crescere”. In Emilia-Romagna, cuore della produzione nazionale, si guarda già alla prossima campagna con attenzione. I prezzi delle materie prime restano sotto pressione, ma la domanda globale per i prodotti italiani sembra solida.

Un settore che cambia pelle

La vicenda del concentrato cinese è solo l’ultimo segnale di una trasformazione più ampia che coinvolge tutta la filiera agroalimentare. In gioco non ci sono solo le quote di mercato, ma la fiducia dei consumatori e la reputazione del made in Italy. “Non è una guerra tra Paesi”, ha chiuso Mutti. “È una nuova fase per chi punta su qualità e trasparenza”.