Torino, 3 dicembre 2025 – Silvio Viale, ginecologo e consigliere comunale per Più Europa a Torino, è stato assolto ieri dall’accusa di violenza sessuale su alcune pazienti. Dopo mesi di processo nel tribunale di via Corte d’Appello, il giudice ha stabilito che “il fatto non costituisce reato”, chiudendo così un caso iniziato nel dicembre 2023, quando la procura aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi.
Sei donne, quattro capi d’accusa: le accuse che hanno scosso Torino
L’inchiesta è partita quasi un anno fa, dopo la denuncia di una giovane paziente che ha raccontato agli investigatori episodi avvenuti durante una visita ginecologica. In poco tempo, altre cinque donne si sono fatte avanti con denunce simili, portando a sei il numero totale delle pazienti coinvolte. Gli inquirenti hanno ricostruito una serie di episodi con presunti palpeggiamenti, commenti giudicati inappropriati e comportamenti fuori luogo durante le visite.
Per sei di questi casi la procura aveva chiesto l’archiviazione, mentre quattro sono finiti sotto processo. Uno di questi risaliva al 2018, all’ospedale Sant’Anna di Torino, ma già in fase preliminare i pubblici ministeri avevano chiesto l’assoluzione su questo punto. Per gli altri tre casi, invece, la richiesta di condanna era più severa.
Assolto: “Il fatto non costituisce reato”, parola del giudice
Ieri mattina, poco dopo le 11, è arrivata la sentenza: assoluzione completa per Silvio Viale. Una decisione che ha sorpreso solo in parte chi ha seguito il dibattimento. “Ero convinto di non aver fatto nulla”, ha detto Viale uscendo dall’aula, visibilmente stanco ma sollevato. “Questa accusa non riguardava solo me, ma la professione del ginecologo e la visita stessa: una condanna sarebbe stata un precedente grave”, ha aggiunto, sottolineando l’importanza del rapporto medico-paziente e il peso della vicenda.
La procura aveva chiesto una pena di un anno e quattro mesi, ma il giudice ha ritenuto che le prove non fossero sufficienti per configurare un reato. Le motivazioni saranno rese note nelle prossime settimane.
Famiglia e forza d’animo: il sostegno dietro le quinte
Durante tutto il processo, Viale ha potuto contare sul supporto della sua famiglia. “Mia moglie e mia figlia mi sono state vicine senza mai vacillare”, ha confidato ai giornalisti. Un appoggio che, a suo dire, non è mai mancato nemmeno nei momenti più duri. “In passato temevo altre condanne, stavolta sapevo di non aver fatto nulla”, ha ripetuto, lasciando trasparire il peso emotivo di questi mesi.
Le parti civili: “Andiamo avanti, passo dopo passo”
Le avvocatesse Benedetta Perego e Ilaria Sala, che hanno rappresentato le donne offese, hanno scelto un tono cauto dopo la sentenza. “Rispettiamo la decisione di oggi e attendiamo le motivazioni”, hanno detto. Hanno voluto però sottolineare il coraggio delle donne che hanno denunciato: “Riconosciamo il coraggio di chi si è rivolta alla giustizia, evitando qualsiasi clamore mediatico”.
Nonostante l’amarezza per l’esito, le legali sperano che questa sentenza possa aiutare a chiarire i limiti di ciò che è accettabile durante una visita medica. “Serve un percorso lento ma necessario per cambiare una cultura che ancora fatica a riconoscere l’inviolabilità del corpo delle donne”, hanno concluso.
Un caso che fa discutere: la categoria sotto i riflettori
Il caso di Silvio Viale – noto anche per il suo impegno politico e sociale – ha acceso il dibattito tra i medici torinesi. Molti colleghi e rappresentanti delle associazioni hanno seguito con attenzione il processo. C’era la paura che una condanna potesse creare un precedente complicato per chi lavora ogni giorno in ginecologia.
Ora si aspetta di leggere le motivazioni della sentenza, per capire se e come questa vicenda potrà influire sulle abitudini professionali e sulla percezione del rapporto tra medico e paziente. Nel frattempo, Viale torna alla sua attività politica e professionale, dopo mesi difficili segnati da accuse pesanti e da una difesa che, almeno per il giudice, ha retto alle contestazioni.
