Tragedia a tavola: ragazzo di 15 anni muore dopo aver mangiato sushi, ristoratore condannato mentre il medico viene assolto

Tragedia a tavola: ragazzo di 15 anni muore dopo aver mangiato sushi, ristoratore condannato mentre il medico viene assolto

Tragedia a tavola: ragazzo di 15 anni muore dopo aver mangiato sushi, ristoratore condannato mentre il medico viene assolto

Matteo Rigamonti

Dicembre 3, 2025

Napoli, 3 dicembre 2025 – Si è chiuso ieri al tribunale di Napoli il processo per la morte di Luca Piscopo, il quindicenne che il 2 dicembre 2021 è deceduto dopo aver mangiato sushi in un ristorante “all you can eat” del Vomero. Il giudice ha condannato a due anni e sei mesi di carcere il titolare cinese del locale, mentre ha assolto il medico che aveva seguito Luca durante la malattia. Una sentenza che arriva dopo oltre due anni di indagini e udienze, con tensioni forti in aula.

Condanna per il ristoratore, assoluzione per il medico

Il processo, seguito da vicino dalla comunità e dai familiari di Luca, si è chiuso con un verdetto chiaro: colpevole il gestore del ristorante, libero il medico. La Procura di Napoli, con il pm Federica Amodio, aveva accusato entrambi di omicidio colposo. Al titolare venivano inoltre contestate gravi irregolarità su igiene e conservazione degli alimenti. Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni di reclusione per lui, un anno e otto mesi per il medico.

Dopo aver ascoltato difese e parti civili, il giudice ha ritenuto responsabile solo il proprietario del locale. Il medico è stato assolto perché “il fatto non costituisce reato”. Una decisione che ha suscitato reazioni contrastanti tra chi era in aula.

La causa della morte: miocardite da salmonella

Dai documenti emersi durante il processo, la morte di Luca sarebbe stata causata da una miocardite dovuta a una salmonellosi contratta dopo aver mangiato sushi con alcune amiche. I consulenti della Procura hanno spiegato che l’infezione sarebbe potuta essere curata in tempo, evitando il dramma. “Se fosse stato trattato subito, Luca si sarebbe salvato”, hanno detto i periti nelle udienze.

Il locale del Vomero era già finito sotto controllo sanitario nei mesi prima. Gli ispettori dell’Asl Napoli 1 Centro avevano trovato problemi nella conservazione del pesce. Un elemento decisivo per stabilire la colpa del titolare.

La famiglia e il quartiere reagiscono

All’uscita dall’aula, la sorella di Luca, Fatima Piscopo, ha detto alla TGR Campania: “Spero che la condanna sia esemplare per tutti. È giusto per la società, per le altre mamme che non devono soffrire come sto soffrendo io”. La famiglia, presente in tribunale fin dalle prime ore, ha accolto la sentenza con un mix di sollievo e dolore. “Niente ci restituirà Luca”, ha aggiunto la madre, visibilmente scossa.

Nel quartiere Vomero la notizia ha fatto subito il giro. Molti abitanti hanno ricordato che il ristorante era frequentato da giovani e famiglie. “Ci andavamo anche noi”, ha raccontato una ragazza davanti alla scuola media “Giacomo Leopardi”, poco lontano.

Un segnale sulla sicurezza del cibo

Il caso di Luca riporta sotto i riflettori la sicurezza alimentare nei locali pubblici e la responsabilità dei gestori. In Italia, secondo l’Istituto Superiore di Sanità, ogni anno migliaia di persone si ammalano per aver mangiato pesce crudo o poco cotto. “Serve più controllo e formazione”, ha commentato un rappresentante dell’Ordine dei Medici di Napoli.

Il titolare del ristorante non era in aula al momento della sentenza e potrà fare appello. I suoi avvocati hanno già annunciato battaglia: “Non ci fermiamo qui”, ha detto il legale all’uscita.

Un dramma che lascia tante domande

La storia di Luca Piscopo lascia un segno profondo nella città e solleva molti dubbi su come prevenire rischi simili. Le motivazioni della sentenza arriveranno entro sessanta giorni. Nel frattempo resta il dolore di una famiglia e la richiesta, ancora forte, di più attenzione alla salute pubblica.