Roma, 3 dicembre 2025 – Il trasporto pubblico locale in Italia resta indietro rispetto alle grandi città europee. È quanto emerge dal nuovo report “Mind the Gap” pubblicato oggi dall’associazione ambientalista Clean Cities. I dati parlano chiaro: nelle città del centro-sud – come Napoli, Palermo, Bari e Catania – per ogni posto-kilometro disponibile ce ne sono otto nelle metropoli dell’Est e del Centro Europa, come Praga, Madrid e Varsavia. E questa differenza si vede anche nell’uso dei mezzi pubblici: per ogni passeggero che usa il trasporto locale in Italia, otto viaggiano su quelli di Varsavia, Parigi o Praga.
Trasporto pubblico in Italia: il confronto che fa male
Il report mette in luce un dato che non lascia spazio a interpretazioni: le grandi città italiane offrono poco più della metà dei posti a sedere e dei chilometri coperti per abitante rispetto alle città europee di riferimento. Ancora peggio va con le infrastrutture di trasporto rapido – metro, tram, filobus – dove l’Italia arriva a un quinto dei chilometri disponibili nelle città più avanzate del continente. “Il divario si vede sia nell’offerta che nell’uso quotidiano”, ha detto Anna Donati, portavoce di Clean Cities, durante la presentazione a Roma.
Un abitante di Napoli, Palermo o Bari compie molti meno viaggi sui mezzi pubblici ogni anno rispetto a un cittadino di Praga o Varsavia. A volte, l’uso del trasporto pubblico locale in Italia è fino a sei volte più basso rispetto alla media europea. “Non si tratta solo di numeri – ha aggiunto Donati – ma di qualità della vita e di possibilità di muoversi ogni giorno”.
Perché il divario? Infrastrutture scarse e soldi che mancano
Secondo Clean Cities, il problema principale è nelle infrastrutture. Le città italiane hanno meno linee di metropolitana e tram rispetto alle loro controparti europee. A Milano, per esempio, la rete metropolitana arriva a circa 100 chilometri, mentre a Madrid supera i 300. A Roma, la situazione è ancora più complicata: la capitale ha tre linee metro per oltre 2,5 milioni di abitanti.
Ma il vero nodo sono i soldi. Il Fondo Nazionale Trasporti, che finanzia le aziende del settore, ha perso circa 4 miliardi di euro negli ultimi cinque anni a causa dell’inflazione. “Le risorse non sono aumentate quanto servirebbe – ha ammesso Donati – e questo si è visto nella qualità e nella diffusione dei servizi”.
Le proposte per colmare il gap
Clean Cities chiede di riportare il Fondo Nazionale Trasporti ai livelli reali del 2010-2011, cioè circa 6,5 miliardi di euro a prezzi attuali. Per farlo, serve un aumento di almeno 1,2 miliardi all’anno nelle leggi di bilancio. “Solo così – ha spiegato Donati – potremo avvicinarci agli standard europei e convincere più persone a usare i mezzi pubblici”.
Il tema sta tornando al centro del dibattito politico. Le associazioni dei pendolari chiedono interventi urgenti per evitare altri tagli e disservizi. Ieri a Napoli, alcuni utenti hanno raccontato attese di oltre 40 minuti per la metro linea 1. A Palermo, i sindacati denunciano la mancanza cronica di autobus nelle ore di punta.
Pendolari in rivolta, istituzioni in attesa
“Non possiamo più andare avanti così, sempre a rincorrere l’emergenza”, ha detto Marco Esposito, del comitato pendolari campano. “Ci vogliono investimenti seri e una strategia a lungo termine”. Dal Ministero delle Infrastrutture non sono arrivate risposte ufficiali, ma fonti interne confermano che il tema sarà discusso nella prossima legge di bilancio.
Nel frattempo, i dati di Clean Cities riaccendono il dibattito sulla mobilità urbana e sulle soluzioni per ridurre il traffico privato e migliorare la qualità dell’aria nelle città italiane. Un obiettivo che passa, ancora una volta, dalla capacità di investire nel trasporto pubblico locale e di colmare quel divario che tiene l’Italia lontana dal resto d’Europa.
