Milano, 4 dicembre 2025 – Costruire su Marte senza portare materiali dalla Terra: è questa la sfida che un gruppo di ricercatori del Politecnico di Milano, guidato da Shiva Khoshtinat, ha deciso di affrontare con un metodo tutto nuovo. Lo studio, pubblicato su Frontiers in Microbiology, propone di usare una coppia di batteri per trasformare la polvere marziana in un materiale solido, simile al cemento. Una strada che potrebbe aprire scenari inediti per le colonie umane sul pianeta rosso.
I batteri che potrebbero cambiare le regole del gioco su Marte
Il problema più grande, spiegano gli scienziati, è il costo e la difficoltà di portare su Marte moduli e materiali per costruire. Per questo da tempo si cercano soluzioni che sfruttino le risorse già presenti sul posto. E proprio qui entra in gioco la ricerca italiana, che ha puntato su due microrganismi: Sporosarcina pasteurii e Chroococcidiopsis.
Il primo è conosciuto per produrre carbonato di calcio, base fondamentale del cemento. Il secondo è un cianobatterio famoso per resistere a condizioni estreme. Nei test fatti dal team milanese, ha dimostrato di poter sopravvivere anche in ambienti molto simili a quelli marziani.
Il meccanismo dietro la trasformazione
Il trucco sta nella collaborazione tra i due batteri. Chroococcidiopsis produce ossigeno grazie alla fotosintesi, creando un ambiente ideale per Sporosarcina pasteurii. Ma non solo: emette anche una sostanza gelatinosa che protegge dai raggi ultravioletti, molto forti su Marte.
Sporosarcina pasteurii, a sua volta, rilascia polimeri naturali che aiutano a formare minerali. Questi minerali, uniti alla polvere marziana – chiamata regolite – creano un materiale duro e compatto. “Il composto che otteniamo ha caratteristiche simili al cemento tradizionale”, ha detto Khoshtinat durante una conferenza stampa al Politecnico.
Biofabbriche per costruire il futuro su Marte
Secondo i ricercatori, basterà portare su Marte le colture di questi due batteri per avviare vere e proprie biofabbriche di materiale da costruzione. Il processo si alimenterebbe con la luce solare e la polvere del pianeta, riducendo di molto la necessità di portare risorse dalla Terra. “Vogliamo rendere sostenibile la presenza umana su Marte, usando quello che il pianeta ha già”, ha aggiunto Khoshtinat.
Un aspetto interessante riguarda anche la produzione di ammoniaca da parte di Sporosarcina pasteurii. Questa sostanza, oltre a servire nella sintesi dei materiali, può diventare un fertilizzante prezioso per le coltivazioni in serra. “Pensiamo a piccoli orti marziani dove ogni elemento viene riciclato e valorizzato”, ha spiegato uno degli autori dello studio.
Cosa resta da fare e le sfide da affrontare
Il percorso verso l’applicazione pratica è ancora lungo. Finora i test sono stati fatti in laboratorio, in condizioni simulate. Serviranno nuove verifiche sul campo, magari con le prossime missioni robotiche o umane. Ma il lavoro del Politecnico di Milano apre una strada concreta su come la biotecnologia può aiutare a colonizzare lo spazio.
Gli scienziati sono ottimisti, ma restano cauti: “Ci sono ancora molte incognite legate al vero ambiente di Marte”, ha ammesso Khoshtinat. Tuttavia, l’idea di costruire abitazioni direttamente sul pianeta rosso, con batteri come alleati invisibili, oggi sembra un po’ meno lontana.
