Roma, 4 dicembre 2025 – Nel mondo delle professioni non ordinistiche, la legge 4 del 2013 è ancora un punto di riferimento importante per chi lavora fuori dagli albi tradizionali. A Roma, durante la tavola rotonda “Governance della comunicazione professionale: competenze certificate e responsabilità”, organizzata da Manageritalia, Giacomo Riccio, technical project manager di Uni, ha spiegato come il legislatore abbia scelto una strada diversa rispetto alle regolamentazioni classiche: “Non interviene con regole rigide per il settore, ma punta a far partire un processo di autoregolamentazione su base volontaria”, ha detto Riccio davanti a una platea formata da rappresentanti di associazioni, sindacati e aziende.
Autoregolamentazione e libertà di scelta: il cuore della legge 4
Per Riccio, la forza della legge 4 sta tutta nell’autodeterminazione. Sono le associazioni di categoria, i sindacati, le imprese e altri soggetti legati al mondo industriale a incontrarsi per definire quali conoscenze, capacità e competenze devono avere le diverse figure professionali. “È lì che si crea un circuito virtuoso che parte dal professionista”, ha spiegato, sottolineando che la decisione finale resta sempre nelle mani del singolo.
Il professionista può scegliere liberamente se attenersi ai principi fissati dalla legge 4 nella sua comunicazione con clienti e colleghi. Può decidere di associarsi a uno degli enti riconosciuti dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), ottenendo così un attestato ufficiale. Oppure, come terza possibilità, può puntare alla certificazione secondo una norma tecnica specifica.
La certificazione: un’opzione volontaria ma che conta
Riccio ha chiarito che la certificazione delle competenze non è obbligatoria per legge. Nessuno è costretto a farsela, ma resta uno strumento concreto con cui il professionista dimostra a clienti e datori di lavoro di avere le qualità riconosciute da un ente terzo e indipendente. “Qui non si parla di autodeterminazione”, ha rimarcato, spiegando come questa scelta possa dare più forza e credibilità sul mercato.
Durante l’evento, vari relatori hanno sottolineato come cresca la richiesta di trasparenza e qualità nelle professioni non regolamentate. Soprattutto nel campo della comunicazione, dove le competenze cambiano in fretta e il confine tra ruoli tradizionali e nuove figure digitali diventa sempre più sfumato.
Associazioni in prima linea e il valore della chiarezza
Le associazioni professionali inserite negli elenchi del Mimit giocano un ruolo chiave nell’autoregolamentazione. Sono loro a stabilire gli standard minimi per entrare, i percorsi di formazione e i codici di comportamento. “Il professionista può decidere in piena autonomia di associarsi”, ha ricordato Riccio, “e così ottenere un attestato che certifica l’adesione a certi valori e regole”.
Manageritalia sottolinea come avere una certificazione riconosciuta anche in Europa sia un vantaggio competitivo per chi lavora in settori che cambiano rapidamente. La trasparenza verso i clienti, pubblici e privati, diventa così un elemento fondamentale per emergere in un mercato sempre più affollato.
Le sfide aperte e cosa ci aspetta
Nonostante i progressi degli ultimi anni, permangono alcune difficoltà. La mancanza di regole rigide lascia spazio a interpretazioni diverse tra le associazioni. Alcuni operatori parlano di una certa confusione negli standard, mentre altri temono che la certificazione resti un privilegio dei grandi studi o delle realtà più strutturate.
Eppure, come ha ricordato Riccio durante l’incontro romano, “il processo virtuoso nasce proprio dalla libertà di scelta”. Solo quando il professionista decide di investire nella propria formazione e nella trasparenza verso il mercato si crea quel meccanismo positivo che la legge 4 aveva pensato fin dall’inizio.
Insomma, la strada dell’autoregolamentazione è ancora aperta. La vera sfida per le professioni non ordinistiche sarà trovare un equilibrio tra autonomia e responsabilità, puntando su strumenti come la certificazione per rafforzare la fiducia dei clienti e la qualità dei servizi offerti.
