Milano, 4 dicembre 2025 – Il settore delle costruzioni in Italia si ferma ancora. A novembre, secondo i dati appena diffusi da IHS S&P Global, l’indice PMI delle costruzioni è sceso a 48,2 punti, rispetto ai 50,7 di ottobre. Un segnale chiaro: l’attività nel comparto ha ripreso a contrarsi dopo un breve periodo di stabilità.
PMI sotto 50: il segno di un settore in difficoltà
L’indice PMI è uno degli indicatori più usati per capire come va il settore. Quando sta sopra 50, significa che c’è crescita; quando scende sotto, vuol dire che le imprese stanno riducendo l’attività. A novembre, il calo a 48,2 punti ha interrotto quel fragile equilibrio visto a ottobre. “La domanda è più debole e gli investimenti procedono con cautela”, spiega un analista di IHS S&P Global. A pesare sono le incertezze economiche e i ritardi nei cantieri pubblici, che frenano le aspettative degli operatori.
Domanda in calo e investimenti bloccati: le cause
Dietro questa frenata ci sono diversi fattori. Il primo è la fine degli incentivi legati al Superbonus e i cambiamenti nelle politiche fiscali, che hanno rallentato i nuovi cantieri residenziali. Poi ci sono i ritardi nell’avvio dei lavori finanziati dal PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che hanno bloccato la parte pubblica. “Molte aziende aspettano ancora che venga fatta chiarezza su fondi e tempi”, racconta un imprenditore lombardo, raggiunto al telefono stamattina. A complicare il quadro ci sono anche il caro materiali e l’aumento dei tassi di interesse, che rendono più difficile pianificare nuovi progetti.
Occupazione e forniture: segnali contrastanti
Il calo del PMI si fa sentire anche sul lavoro. L’ultimo rapporto dell’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili) segnala che alcune imprese hanno già ridotto le ore lavorate o messo in pausa le assunzioni. “Siamo in una fase di attesa, i cantieri vanno avanti a rilento”, ammette un responsabile delle risorse umane di una media impresa romana. Sul fronte delle forniture, invece, si nota un leggero miglioramento: i tempi di consegna dei materiali sono un po’ più brevi rispetto ai mesi scorsi, ma restano comunque più lunghi rispetto a prima della pandemia.
2026: tutti guardano al governo
Per il prossimo anno, l’umore tra le imprese è cauto. “La ripresa dipende molto da come il governo riuscirà a sbloccare i fondi del PNRR e a rilanciare gli investimenti pubblici”, spiega un economista del CRESME, centro studi specializzato nel settore. Nel frattempo, le aziende tengono d’occhio l’andamento dei prezzi delle materie prime e dei tassi di interesse. Solo quando questi fattori saranno più chiari si potrà capire se il calo di novembre è solo un intoppo temporaneo o l’inizio di una crisi più lunga.
L’Italia e l’Europa: la crisi è un problema comune
Il rallentamento del settore non riguarda solo l’Italia. Secondo Eurostat, anche altri Paesi europei hanno visto l’indice PMI costruzioni scendere sotto quota 50 negli ultimi mesi. Francia e Germania, per esempio, sono sotto questa soglia già da settembre. “La situazione è complicata ovunque”, commenta un analista milanese, “ma in Italia pesa ancora l’incertezza sulle politiche di sostegno e sulla capacità della pubblica amministrazione di spendere”.
In attesa dei dati di dicembre, il settore resta sotto osservazione. Le imprese chiedono risposte chiare e tempi certi per poter ripartire. Per ora, l’indice PMI costruzioni racconta di un comparto che rallenta, in cerca di segnali concreti per tornare a correre.
