Mef in allerta: analisi in corso per proteggere i risparmiatori dai rischi delle criptovalute

Mef in allerta: analisi in corso per proteggere i risparmiatori dai rischi delle criptovalute

Mef in allerta: analisi in corso per proteggere i risparmiatori dai rischi delle criptovalute

Giada Liguori

Dicembre 4, 2025

Roma, 4 dicembre 2025 – Il Comitato per le politiche macroprudenziali si è riunito stamattina nella sede del Ministero dell’Economia e delle Finanze e ha lanciato un nuovo allarme: i rischi legati alla diffusione delle criptoattività sono destinati a crescere. A spingere in questa direzione sono l’aumento delle connessioni con il sistema finanziario tradizionale e la persistente frammentazione delle regole a livello internazionale. Nel corso dell’incontro, è emerso che il Ministero sta avviando una serie di approfondimenti, concentrandosi in particolare sulla capacità degli attuali strumenti di protezione di tutelare gli investitori al dettaglio.

Criptoattività e sistema finanziario: un legame che si rafforza

Negli ultimi mesi, il tema delle criptovalute e degli strumenti digitali collegati è tornato al centro dell’attenzione delle autorità italiane. Il Comitato, composto da rappresentanti di Banca d’Italia, Consob e IVASS, ha evidenziato come la crescente integrazione tra le criptoattività e il sistema finanziario tradizionale stia cambiando gli equilibri di mercato. “Le interconnessioni sono ormai evidenti – ha detto un funzionario presente alla riunione – e riguardano sia operatori istituzionali sia investitori privati”. In particolare, banche e fondi stanno aumentando la loro esposizione a questi asset, spesso attraverso strumenti indiretti o prodotti strutturati.

Frammentazione regolamentare: il problema che non si risolve

Un altro nodo cruciale è la mancanza di un quadro normativo unico a livello globale. Secondo il Comitato, la divisione delle regole tra i vari Paesi crea delle vere e proprie “zone grigie” che possono essere sfruttate da chi opera con poca trasparenza. “La regolamentazione non riesce ancora a tenere il passo con l’innovazione tecnologica”, ha ammesso un dirigente del Ministero dell’Economia. In Europa, il regolamento MiCA (Markets in Crypto-Assets) entrerà in vigore solo nel 2026, mentre negli Stati Uniti la discussione è ancora accesa tra SEC e Congresso. Nel frattempo, gli investitori si muovono in un ambiente dove le tutele cambiano molto da una giurisdizione all’altra.

Investitori al dettaglio: i rischi da non sottovalutare

Il Ministero dell’Economia ha avviato una serie di verifiche per capire se le misure attuali sono sufficienti a proteggere chi investe – direttamente o indirettamente – in criptoattività. L’obiettivo è assicurarsi che soprattutto i piccoli risparmiatori non corrano rischi troppo grandi. “Stiamo analizzando i canali attraverso cui i cittadini si avvicinano a questi strumenti”, ha spiegato una fonte ministeriale, “e valutando se le informazioni fornite dagli intermediari sono davvero chiare”. In Italia, secondo dati Consob aggiornati a ottobre 2025, circa 1,2 milioni di persone dichiarano di possedere almeno una criptovaluta. Un numero in crescita rispetto all’anno precedente.

Le reazioni del settore e le prossime mosse

Nel mondo della finanza, l’avvio di questi approfondimenti da parte del Ministero è stato accolto con prudenza. Alcuni operatori temono interventi troppo rigidi che potrebbero frenare l’innovazione. Altri invece chiedono regole più precise per evitare truffe e perdite improvvise. “Serve un equilibrio”, ha detto il presidente di Assogestioni Carlo Trabattoni, “perché proteggere gli investitori non deve significare bloccare lo sviluppo del mercato”. Nei prossimi mesi sono previsti nuovi incontri tra autorità di vigilanza e rappresentanti del settore per discutere eventuali modifiche normative.

Uno scenario ancora in divenire

Il quadro continua a evolversi. Da un lato, le criptoattività attirano sempre più capitali e attenzione; dall’altro, le autorità cercano il modo di garantire stabilità e trasparenza senza frenare un settore che – piaccia o no – è ormai parte integrante della finanza globale. Solo allora si potrà parlare di una vera maturità del comparto. Per ora, la parola d’ordine resta una sola: prudenza.