Roma, 4 dicembre 2025 – Oggi il Consiglio dei ministri si prepara a discutere la legge delega per la riforma del Testo Unico dell’edilizia (dpr 380/2001). Si tratta di un provvedimento che introduce novità importanti sulla sanatoria degli abusi edilizi e sulla semplificazione delle pratiche. Un testo atteso da mesi da amministratori locali e professionisti, pensato per affrontare problemi storici che hanno rallentato la gestione delle irregolarità edilizie nel nostro Paese.
Sanatoria sugli abusi edilizi storici: cosa cambia davvero
La riforma, come anticipato da fonti di governo e confermato dal Corriere della Sera, prevede una sanatoria per gli abusi edilizi “storici”, focalizzandosi soprattutto sugli immobili costruiti prima del 1° settembre 1967. In questi casi, la procedura per regolarizzare le costruzioni sarà più veloce rispetto al passato. Il punto chiave riguarda i tempi: le amministrazioni dovranno esprimersi entro scadenze precise sulle richieste di sanatoria. Se non lo faranno, scatterà il silenzio-assenso. In pratica, se non arriva risposta, la domanda si intenderà automaticamente approvata.
L’obiettivo è tagliare drasticamente i tempi di attesa che, spesso, si sono tradotti in anni di incertezza per cittadini e imprese. “Non possiamo più permettere che le pratiche restino ferme negli uffici comunali per mesi, a volte anni”, ha detto un funzionario del Ministero delle Infrastrutture. La novità vale sia per le pratiche ordinarie sia per quelle più complesse, che coinvolgono più enti.
Commissario ad acta: lo sblocco contro la burocrazia
Quando la sanatoria richiede il parere di più amministrazioni – per esempio per immobili sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistica – la riforma introduce la figura del commissario ad acta. Questo commissario potrà prendere il posto degli enti che non rispettano i tempi, sbloccando così l’iter autorizzativo. Una risposta pensata per evitare che la burocrazia blocchi interventi già valutati positivamente da altri organismi.
Restano però le competenze divise tra Stato e Regioni. Le sanatorie edilizie sono infatti a competenza concorrente: le Regioni potranno adottare proprie regole, sempre nel rispetto dei principi fissati dalla legge delega nazionale. Un equilibrio delicato, che potrebbe portare a differenze tra territori. “Sarà fondamentale un coordinamento stretto tra i diversi livelli istituzionali”, ha sottolineato il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga.
Nuova classificazione degli interventi edilizi: più chiarezza
Un altro tema centrale riguarda la classificazione delle opere edilizie. Oggi gli interventi sono divisi in manutenzione straordinaria, restauro, ristrutturazione e simili. Con la riforma, invece, la distinzione si baserà sulla natura, rilevanza e impatto sul territorio dell’intervento. Ogni tipo di lavoro avrà una procedura specifica: Cila (Comunicazione di inizio lavori asseverata), Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) o permesso di costruire.
L’obiettivo è semplificare e rendere più chiaro il quadro normativo, eliminando le ambiguità che negli anni hanno causato contenziosi e rallentamenti. “Serve chiarezza sulle regole, sia per i cittadini sia per i tecnici”, ha ammesso un dirigente dell’Anci (Associazione nazionale comuni italiani).
Tempi certi e coordinamento con la rigenerazione urbana
La delega al governo per il nuovo Codice dell’edilizia durerà 12 mesi. In questo periodo l’esecutivo dovrà varare i decreti attuativi che metteranno in pratica le nuove norme. Il testo dovrà inoltre essere coordinato con il disegno di legge sulla rigenerazione urbana, che è ancora all’esame del Parlamento.
Fonti ministeriali assicurano che l’intenzione è evitare sovrapposizioni e garantire una disciplina organica su edilizia e recupero del patrimonio immobiliare. Solo così si potrà capire davvero come la riforma influirà su cittadini, imprese e amministrazioni locali.
Per ora, si attende il via libera definitivo del Consiglio dei ministri. Un passo che potrebbe segnare una svolta nella gestione degli abusi edilizi e nella semplificazione delle procedure urbanistiche in Italia.
