Novi Ligure, 4 dicembre 2025 – Il destino dell’ex Ilva di Novi Ligure resta in bilico, stretto tra le richieste dei sindacati, le preoccupazioni delle istituzioni locali e le risposte caute del governo. Stamattina, durante un videocollegamento tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e le amministrazioni piemontesi, il sindaco Rocchino Muliere ha chiesto al ministro Adolfo Urso se il governo intenda riconvocare il tavolo di crisi a Palazzo Chigi. Una mossa che, secondo i sindacati, potrebbe essere la chiave per mettere in pausa le proteste davanti allo stabilimento.
Tavolo di crisi: la partita è ancora aperta
Il ministro Urso – ha riferito il sindaco Muliere in una nota diffusa nel primo pomeriggio – ha spiegato che la decisione sulla riconvocazione arriverà solo dopo un confronto interno con gli altri membri del governo. “Quando saranno concluse queste verifiche, la riconvocazione sarà naturale”, ha detto Muliere, lasciando capire che il tema resta sul tavolo e che i tempi dipenderanno dagli sviluppi delle prossime ore. Intanto, i sindacati insistono: il tavolo nazionale resta l’unico spazio dove discutere soluzioni concrete per il futuro dei lavoratori e dello stabilimento.
Presidi davanti ai cancelli: la protesta non si ferma
Nel frattempo, davanti ai cancelli dell’ex Ilva in strada Bosco Marengo, il presidio permanente iniziato il 2 dicembre va avanti senza sosta. “La partecipazione è buona”, racconta Maurizio Cantello della Fiom Cgil, raggiunto al telefono poco dopo le 11. “Finora, tra cassintegrati e lavoratori liberi dai turni, siamo sempre una trentina davanti all’ingresso merci”. Un segnale chiaro della tensione e della determinazione dei dipendenti, che vivono questa fase con grande incertezza. I cartelli appesi alle recinzioni, le sedie pieghevoli sotto i gazebo improvvisati e i termos di caffè caldo sono ormai un’immagine fissa del presidio.
128 milioni stanziati, ma l’Europa frena
Durante il collegamento, il ministro Urso ha confermato lo stanziamento di 128 milioni di euro previsto dall’ultimo decreto. Una somma che, secondo il governo, dovrebbe garantire la produzione almeno nel breve periodo. Ma Urso ha anche sottolineato che, per ora, altri aiuti non sono possibili a causa delle regole europee sugli aiuti di Stato. “Se in futuro sarà necessario, lo Stato interverrà”, ha aggiunto, lasciando aperta la porta a nuove misure se la situazione dovesse peggiorare.
Stato in campo: un segnale fondamentale
Il sindaco Muliere ha sottolineato quanto sia importante una presenza chiara dello Stato in questa fase. “I lavoratori devono sentire che le istituzioni non li abbandonano”, ha detto il primo cittadino di Novi Ligure. Un messaggio che trovano eco anche i sindacati, che chiedono garanzie non solo sul lavoro, ma anche sulla sicurezza degli impianti e la tutela dell’ambiente.
Attesa e tensione: cosa succederà ora
Nei prossimi giorni si attende una decisione ufficiale del governo sulla possibile riconvocazione del tavolo di crisi. Nel frattempo, i presidi davanti ai cancelli dell’ex Ilva continueranno, con i lavoratori che si alternano tra turni e pause per mantenere la presenza. “Non ci fermeremo finché non avremo risposte chiare”, confida uno degli operai incontrati questa mattina. La sensazione, per chi è sul posto e per chi guarda da fuori, è che la partita sia ancora tutta da giocare – con la speranza che la politica riesca a trovare una via d’uscita prima che l’inverno renda la situazione ancora più difficile da sostenere.
