Cesena, 4 dicembre 2025 – Un carabiniere di 47 anni è stato condannato a cinque anni di carcere per violenza sessuale e concussione. Secondo il tribunale, avrebbe promesso a una donna di non togliere i punti della patente a un suo parente in cambio di rapporti sessuali. La sentenza, emessa ieri dal giudice dell’udienza preliminare di Bologna al termine del rito abbreviato condizionato, arriva poco più di un anno dopo i fatti, avvenuti nell’agosto 2023 in una caserma del Cesenate. Il militare, sospeso dal servizio appena l’indagine è diventata pubblica, si è sempre dichiarato innocente.
Quando il potere diventa ricatto: la ricostruzione della procura
La procura di Bologna, che aveva chiesto una pena più dura, sette anni e un mese, racconta una storia inquietante. Il carabiniere avrebbe convocato la donna, una trentenne del posto, dentro la caserma. Lì, abusando del suo ruolo, le avrebbe offerto un “favore istituzionale”: non decurtare i punti della patente a un suo familiare e chiudere un occhio su alcune questioni giudiziarie legate al fratello, già noto alle forze dell’ordine. Il rapporto sessuale sarebbe avvenuto proprio nei locali della caserma, in un orario non specificato ma comunque durante il servizio.
Difesa: “Era tutto consensuale, la donna non è affidabile”
Il carabiniere, assistito dagli avvocati Alessandro Rossi e Giulia Bianchi, ha sempre detto che il rapporto è stato consensuale. “Nessun abuso, nessuna promessa indebita”, ha detto uno dei legali all’uscita dal tribunale. La difesa ha messo in dubbio la credibilità della donna, ricordando che nell’ultimo anno ha denunciato tre uomini diversi per violenza sessuale. “Questo non si può ignorare”, ha sottolineato l’avvocato Rossi, “e mette in discussione la versione dell’accusa”. I legali hanno già annunciato il ricorso in appello.
Sentenza chiara: abuso di potere e violenza
La giudice dell’udienza preliminare ha però dato ragione alla procura, riconoscendo la colpevolezza del militare. Nelle motivazioni si legge che la posizione di forza del carabiniere ha pesato sulla libertà della donna. “L’abuso del ruolo istituzionale – si legge nel dispositivo – ha creato una situazione di soggezione”. La parte civile, rappresentata dall’avvocata Elena Fabbri, ha accolto la sentenza con soddisfazione, definendola “un passo importante per le vittime”.
Fatti controversi e tensioni sullo sfondo
Restano però punti oscuri. Durante il processo è emerso che la donna aveva rapporti difficili con le forze dell’ordine locali e che il fratello era già coinvolto in problemi con la giustizia. Alcuni testimoni hanno parlato di tensioni tra la famiglia della donna e i carabinieri della zona. Nonostante questo, la procura ha ritenuto che tali elementi non mettessero in dubbio la versione della trentenne.
Sospeso dal servizio, il clima in caserma resta teso
Il carabiniere è stato sospeso a settembre 2023, poco dopo l’apertura dell’indagine. In caserma, raccontano colleghi che hanno preferito restare anonimi, l’atmosfera è pesante. “Non ce lo aspettavamo”, ha confidato uno di loro. Anche nella comunità locale la reazione è stata mista: c’è chi parla di “giustizia fatta” e chi invece si dice sorpreso dalla severità della condanna.
Appello alle porte: cosa succederà adesso
I difensori hanno già presentato il preavviso di appello. Nei prossimi mesi arriveranno le motivazioni complete della sentenza, fondamentali per decidere come muoversi. Nel frattempo, il carabiniere resta sospeso e dovrà aspettare l’esito del secondo grado per sapere quale sarà il suo futuro, sia professionale sia personale.
Questa vicenda, che ha scosso la comunità di Cesena e acceso i riflettori sul rapporto tra cittadini e forze dell’ordine, non si chiude qui. Sarà l’appello a dire se la versione della procura reggerà anche davanti ai giudici di secondo grado.
