Francesca Albanese e il mistero dei distintivi filorussi al corteo di Genova

Francesca Albanese e il mistero dei distintivi filorussi al corteo di Genova

Francesca Albanese e il mistero dei distintivi filorussi al corteo di Genova

Matteo Rigamonti

Dicembre 5, 2025

Genova, 28 novembre 2025 – Ieri nel cuore dei vicoli del centro storico di Genova, durante lo sciopero generale, è stata ripresa una figura di rilievo: Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i Territori palestinesi. Al suo fianco, alcuni esponenti del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali (CALP), facilmente riconoscibili per un distintivo che ha subito acceso la polemica. A lanciare l’allarme è stato Matteo Pugliese, analista senior del think tank Debunk.org, che sui social ha definito quel simbolo “filorusso”, legato alla propaganda di Putin.

Le foto che fanno discutere

Nel pomeriggio, su X (ex Twitter), sono spuntate foto che mostrano Albanese insieme ad attivisti del CALP. Uno di loro indossa una casacca mimetica con un badge che recita “Working Class Combat – Ghost Brigade”, con i colori nero e arancio della croce di San Giorgio. Secondo Pugliese, questo emblema è stato adottato da gruppi filorussi per giustificare l’occupazione dell’Ucraina e le operazioni militari nel Donbass. “Si è fatta scortare da chi porta i simboli della propaganda di Putin”, ha scritto, indicando proprio quel badge.

Il distintivo non è passato inosservato tra i manifestanti. Un lavoratore portuale, mostrando la casacca, ha commentato: “Non capisco perché certi simboli debbano essere qui”. Altri invece hanno smorzato i toni: “È solo una provocazione, nulla a che vedere con la manifestazione”, ha detto un giovane attivista.

Pugliese e i legami sospetti con la Russia

Nel suo post del 7 settembre 2025, Pugliese aveva già messo insieme una serie di episodi che, a suo avviso, collegherebbero il CALP a posizioni filorusse. Tra questi: le casacche mimetiche con il badge “Ghost Brigade”, la bandiera della Novorossija esposta in una manifestazione del 2022 e il rogo di un simbolo del battaglione ucraino Azov. L’analista cita anche la partecipazione del collettivo a dibattiti su canali come OttolinaTV, ritenuti vicini a Mosca.

“Non si tratta solo di lotte sindacali”, ha scritto Pugliese, “ma di un filo politico che si schiera apertamente con il regime di Putin”. A suo dire, i comunicati del gruppo sono “pieni della più becera propaganda del Cremlino”. Parole forti che hanno scatenato un acceso dibattito online tra chi sostiene il collettivo e chi invece lo critica duramente.

La politica si muove: richieste di chiarimenti

La vicenda ha fatto rumore anche in città. Alcuni consiglieri comunali hanno chiesto spiegazioni sulla comparsa di simboli così controversi in una manifestazione pubblica. La sindaca di Genova, Silvia Salis, citata da Pugliese per una sua partecipazione a un’iniziativa con il CALP, ieri non ha voluto commentare. Fonti di Palazzo Tursi dicono che la questione sarà portata in consiglio comunale nella prossima seduta.

Intanto, la presenza di Albanese al corteo ha diviso anche gli organizzatori dello sciopero. Alcuni sindacalisti hanno espresso disagio per l’accostamento tra la relatrice Onu e simboli legati a conflitti internazionali: “Non vogliamo che la nostra battaglia venga strumentalizzata”, ha confidato un delegato della Cgil presente in piazza De Ferrari.

Tra proteste locali e tensioni globali

Il corteo del 28 novembre arriva in un momento già carico di tensioni geopolitiche. Il porto di Genova, crocevia fondamentale per i traffici nel Mediterraneo, è spesso teatro di proteste contro l’invio di armi in Ucraina e le politiche europee sulla sicurezza. Il CALP, protagonista in molte di queste mobilitazioni, è finito al centro di polemiche per le sue posizioni su questioni internazionali.

Da quanto si apprende, i distintivi contestati non erano stati autorizzati dagli organizzatori dello sciopero. “Non esiste alcuna linea ufficiale su questi simboli”, ha detto un portavoce della Rete Genovese contro la guerra. Eppure, l’episodio riapre la discussione sul ruolo che i movimenti sindacali possono avere nelle dinamiche della propaganda internazionale.

Cosa succederà ora?

Al momento, né Francesca Albanese né i rappresentanti del CALP hanno voluto rispondere alle richieste di chiarimento. Sui social il confronto resta acceso: c’è chi denuncia una deriva ideologica e chi difende la libertà di espressione nelle manifestazioni. Nei prossimi giorni capiremo se la vicenda avrà conseguenze politiche o rimarrà un caso da dibattito online.

Genova osserva e si interroga sul confine — sempre più sottile — tra protesta sociale e simboli che richiamano scenari lontani, ma ancora molto vivi nel dibattito europeo.