Santiago del Cile, 5 dicembre 2025 – Il cielo più limpido del mondo, quello sopra l’Osservatorio Paranal dell’European Southern Observatory (ESO) nel deserto di Atacama, rischia di venire compromesso. A lanciare l’allarme sono stati una trentina di astronomi internazionali, guidati dal premio Nobel Reinhard Genzel, che hanno scritto una lettera aperta al governo cileno. Chiedono di spostare il progetto industriale Inna, promosso dalla società Aes Andes, la cui costruzione, a pochi chilometri dai telescopi, potrebbe mettere a rischio uno degli ultimi cieli davvero incontaminati sulla Terra.
Il progetto Inna mette in allarme gli astronomi
Al centro della polemica c’è un grande impianto industriale: il progetto Inna, secondo i documenti, dovrebbe coprire circa 30 chilometri quadrati e includere un porto, impianti per la produzione di ammoniaca e idrogeno e migliaia di generatori elettrici. “Vi scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione e chiedere che il sito venga spostato”, si legge nella lettera diffusa ieri sera.
Il punto più critico è l’inquinamento luminoso che potrebbe derivare dall’attività del complesso. Un’analisi dettagliata dell’ESO, pubblicata a gennaio 2025, avverte che le luci artificiali e le microvibrazioni prodotte dagli impianti rischierebbero di compromettere in modo irreparabile il lavoro dei telescopi, tra cui il celebre Very Large Telescope e il nuovo Extremely Large Telescope, quasi pronto.
Un gioiello scientifico da proteggere
L’Osservatorio Paranal, attivo dal 1999, è uno dei centri più importanti al mondo per la ricerca astronomica. La sua posizione, nel cuore del deserto di Atacama, a oltre 2.600 metri di altitudine e lontano da centri abitati, garantisce condizioni uniche: cieli scuri, atmosfera stabile e un clima secco che fa sparire quasi del tutto le nuvole. “Il deserto di Atacama è il posto migliore per l’astronomia sul pianeta”, si legge nella lettera firmata anche da ricercatori italiani, statunitensi e giapponesi.
I firmatari sottolineano che il danno non sarebbe solo per la comunità scientifica cilena. “Questo patrimonio naturale è motivo di grande orgoglio per il Cile e una risorsa insostituibile che ha permesso a generazioni di astronomi di ampliare la conoscenza dell’universo”, spiegano. Le scoperte fatte al Paranal, ricordano, “vanno ben oltre i confini nazionali” e portano benefici a tutta l’umanità.
Il dibattito si accende, il governo resta cauto
Negli ultimi giorni il dibattito si è fatto acceso, soprattutto dopo lo studio dell’ESO che ha quantificato i rischi legati al progetto Inna. Le stime indicano che l’aumento delle luci artificiali potrebbe danneggiare la qualità delle osservazioni già nei primi anni di attività del complesso. Inoltre, le vibrazioni dei macchinari industriali potrebbero interferire con i telescopi, progettati per captare segnali molto deboli provenienti da galassie lontanissime.
Per ora il governo cileno non ha preso una posizione ufficiale sulla richiesta degli scienziati. Fonti del ministero dell’Ambiente dicono che “sono in corso verifiche tecniche” e che la decisione finale terrà conto “sia delle esigenze di sviluppo economico sia della tutela del patrimonio scientifico nazionale”. La società Aes Andes assicura che il progetto “rispetterà tutte le normative ambientali” e che sono previsti sistemi per limitare l’impatto luminoso.
Tra sviluppo e tutela, un equilibrio da trovare
Questa vicenda mette in luce la sfida di bilanciare sviluppo industriale e protezione delle risorse naturali e scientifiche. Gli astronomi chiedono che il sito venga spostato in una zona meno delicata dal punto di vista ambientale. “Non si tratta solo di proteggere un osservatorio”, ha detto Genzel in un’intervista recente, “ma di salvare la possibilità stessa di esplorare l’universo da uno degli ultimi luoghi davvero bui rimasti sulla Terra”.
Nei prossimi mesi sono attese nuove analisi e un confronto pubblico più ampio. Intanto, la comunità scientifica internazionale resta in attesa: il futuro del cielo sopra Paranal – e forse quello della ricerca astronomica mondiale – si deciderà nelle prossime settimane tra le sabbie rosse dell’Atacama.
