Il mistero della cannabis light: la proposta di FdI che ha fatto discutere

Il mistero della cannabis light: la proposta di FdI che ha fatto discutere

Il mistero della cannabis light: la proposta di FdI che ha fatto discutere

Giada Liguori

Dicembre 5, 2025

Roma, 5 dicembre 2025 – Si è acceso un nuovo scontro politico in Senato ieri, durante l’esame della manovra finanziaria. Un emendamento di Fratelli d’Italia ha provato a riaprire la vendita legale della cannabis light, con una tassa pesante, ma è stato ritirato nel giro di poche ore. La vicenda, esplosa nel pomeriggio tra i corridoi di Palazzo Madama, ha messo in evidenza le tensioni interne alla maggioranza e le difficoltà del governo Meloni sui dossier più delicati.

Cannabis light, l’emendamento che ha fatto saltare il banco

Tutto è partito dall’emendamento 28.0.1, firmato dal senatore Matteo Gelmetti, già noto per la proposta sugli scioperi che aveva acceso dibattiti. Il testo, inserito all’ultimo momento, prevedeva di estendere la legge sulla canapa del 2016 anche alle “infiorescenze fresche o essiccate e derivati liquidi” per uso fumabile o inalabile, a patto che il contenuto di THC non superasse lo 0,5%. Una soglia che, secondo chi lavora nel settore, avrebbe permesso di rimettere in commercio molti prodotti messi al bando dal decreto sicurezza di sei mesi fa.

Ma non finiva qui. La proposta introduceva una tassa al consumo del 40% sul prezzo finale, con il controllo affidato all’Agenzia delle Dogane. Un’inversione di rotta rispetto alla linea dura del governo Meloni, che fino a ora aveva vietato coltivazione e vendita delle infiorescenze.

Fratelli d’Italia fa marcia indietro

Le reazioni non si sono fatte attendere. Dentro Fratelli d’Italia sono spuntate subito dubbi e malumori. L’ufficio stampa ha cercato di spegnere il fuoco: “L’obiettivo è frenare la diffusione e la vendita dei prodotti a base di cannabis light, mettendo una super tassa al 40%”, hanno spiegato fonti ufficiali. Nessun via libera alla legalizzazione, hanno precisato, ma una mossa per rendere il mercato meno allettante.

Non è bastato. Nel giro di poche ore è arrivata la decisione: l’emendamento viene ritirato. Una retromarcia che ha scatenato le critiche delle opposizioni. “È un caos totale”, hanno commentato alcuni parlamentari. Sui social il capogruppo del M5S Stefano Patuanelli ha parlato di “pagliacci”, mentre il segretario di Più Europa Roberto Magi ha liquidato la vicenda con un secco “siamo alle comiche”.

Manovra in salita, tensioni in commissione Bilancio

Intanto, i lavori sulla manovra finanziaria in commissione Bilancio al Senato vanno a rilento. Gli emendamenti del governo, su temi chiave come affitti brevi, Isee, dividendi e compensazione dei crediti, sono attesi giovedì. Le votazioni slitteranno quindi di qualche giorno.

Ieri sera c’è stata una prima riunione tra governo e gruppi politici per cercare un accordo su temi comuni: enti locali, calamità naturali, italiani all’estero. Ma restano ancora molte questioni aperte sul tavolo.

Banche, riserve auree e Lep: i nodi da sciogliere

Uno dei dossier più spinosi riguarda banche e assicurazioni. L’accordo politico sembra fatto, ma – come ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani – “scriverlo nero su bianco non è semplice”. L’obiettivo è recuperare circa 600 milioni in due anni, tagliando la deducibilità delle perdite pregresse.

C’è poi la questione delle riserve auree della Banca d’Italia, monitorata da vicino dalla BCE. “È un tema sul tavolo, vedremo come affrontarlo”, ha detto Ciriani. Sui Lep (livelli essenziali delle prestazioni), il ministro ha ribadito che resteranno in manovra: “Non possono essere tolti, sono pienamente ammissibili e costituzionali”.

Le altre mosse e le prossime tappe

Nel frattempo, dalla Lega arrivano proposte per l’autonomia finanziaria delle donne e per garanzie pubbliche sugli stipendi dei lavoratori nelle basi Usa. Fratelli d’Italia lavora a nuove versioni su Opzione donna e sulla detassazione dei rinnovi contrattuali.

Il clima resta teso. Nei corridoi del Senato si respira una maggioranza costretta a rincorrere le emergenze, tra emendamenti ritirati all’ultimo momento e trattative ancora aperte. La partita sulla manovra è appena cominciata e si preannuncia lunga.