Roma, 5 dicembre 2025 – Il Premio Primo Levi 2025 è stato consegnato oggi a Jean-Marie Lehn, il chimico francese insignito del Nobel nel 1987, durante una cerimonia nella storica Sala Zuccari del Senato. L’annuncio è arrivato dalla Società Chimica Italiana, in collaborazione con la Società Chimica Tedesca e il Centro Internazionale di Studi Primo Levi. Il riconoscimento premia il ruolo di Lehn come promotore della collaborazione scientifica europea e dell’importanza della ricerca senza confini.
Jean-Marie Lehn, il pioniere della chimica supramolecolare
Nato a Rosheim nel 1939, Jean-Marie Lehn è considerato il padre della chimica supramolecolare, quella branca che studia come le molecole complesse interagiscono tra loro. Il suo lavoro, che gli è valso il Nobel per la Chimica nel 1987, ha spalancato nuove porte nello sviluppo di materiali intelligenti e farmaci all’avanguardia. Ma Lehn non è stato solo un grande scienziato: si è impegnato anche a costruire ponti tra ricercatori di diversi Paesi, soprattutto dopo la Guerra fredda.
La motivazione ufficiale sottolinea che il premio va a Lehn per aver “dimostrato come la scienza sia una forza chiave per unire l’Europa e favorire la collaborazione tra nazioni”. Negli anni Novanta, questo impegno ha portato alla nascita di Chemistry Europe, la società scientifica che riunisce chimici di tutto il continente, e alla fondazione della rivista “Chemistry: A European Journal”.
Un premio con un messaggio forte per l’Europa
La cerimonia si è tenuta alle 11.30, davanti a una platea di accademici, studenti e rappresentanti delle istituzioni. Sul palco, accanto a Lehn, il presidente della Società Chimica Italiana, Gianluca Farinola, ha evidenziato il valore simbolico del premio in un momento segnato da tensioni internazionali. “In tempi di crisi globale e minacce alla pace in Europa e nel mondo – ha detto Farinola – il professor Lehn crede fermamente che la scienza sia un motore di pace, sviluppo e progresso”.
Un messaggio che richiama l’eredità morale di Primo Levi, chimico e scrittore torinese sopravvissuto ad Auschwitz, a cui il premio è dedicato. “L’impegno di Lehn per i valori umani e l’onestà scientifica – ha aggiunto Farinola – lo rende più che meritevole di questo riconoscimento”.
Dalla ricerca alla collaborazione internazionale
Durante la sua carriera, Lehn ha guidato l’Organizzazione Internazionale per le Scienze Chimiche nello Sviluppo, lavorando per diffondere la conoscenza chimica nei Paesi in via di sviluppo. Un’attività che ha rafforzato il ruolo sociale della scienza, con particolare attenzione allo sviluppo sostenibile.
“Solo mettendo insieme le forze delle comunità scientifiche di tutto il mondo – ha detto Lehn nel suo intervento – possiamo affrontare le grandi sfide che ci aspettano”. Parole che hanno scatenato un lungo applauso in sala. Il chimico francese ha poi ricordato i suoi primi viaggi in Italia negli anni Sessanta, quando – ha confidato – “la scienza era già un ponte tra culture diverse”.
Il valore del Premio Primo Levi
Nato nel 2007, il Premio Primo Levi si assegna ogni due anni a chi si è distinto per l’impegno etico nella ricerca scientifica. Tra i vincitori ci sono stati nomi di spicco come Roald Hoffmann e Ada Yonath. Quest’anno, la scelta di Lehn assume un significato particolare, in un’Europa attraversata da tensioni geopolitiche.
“Il dialogo scientifico non ha confini”, ha ribadito Farinola a fine cerimonia. Un principio che, secondo gli organizzatori, rappresenta la vera eredità di Primo Levi: la fiducia nella ragione e nella collaborazione per costruire un futuro più giusto.
Un ponte tra generazioni
Al termine della cerimonia, alcuni studenti dell’Università La Sapienza hanno consegnato a Lehn una raccolta di lettere scritte da giovani ricercatori italiani. Un gesto semplice, ma carico di significato. “Siamo cresciuti leggendo Primo Levi – ha detto una studentessa – e oggi vediamo nella scienza una speranza concreta”.
La giornata si è chiusa con una visita guidata alla biblioteca del Senato, dove sono conservati alcuni scritti originali di Levi. Un filo che unisce passato e presente, nel segno della scienza come strumento di dialogo e crescita condivisa.
