Assolto per legittima difesa: la drammatica storia di Sandro Mugnai e il vicino distruttore

Assolto per legittima difesa: la drammatica storia di Sandro Mugnai e il vicino distruttore

Assolto per legittima difesa: la drammatica storia di Sandro Mugnai e il vicino distruttore

Matteo Rigamonti

Dicembre 6, 2025

Arezzo, 6 dicembre 2025 – Sandro Mugnai, artigiano 56enne di Arezzo, è stato assolto per legittima difesa dalla Corte d’Assise del capoluogo toscano. L’uomo era accusato di aver sparato e ucciso il vicino di casa, Gezim Dodoli, il 5 gennaio 2023, durante un drammatico scontro in via della Stazione, a Laterina Pergine Valdarno. Secondo i giudici, Mugnai ha agito per difendere sé stesso e la famiglia, mentre Dodoli stava danneggiando la sua abitazione con una ruspa.

Sentenza in aula, emozioni e sollievo

La sentenza è stata letta poco dopo le 13.30, davanti a un’aula piena di parenti e amici. Sandro Mugnai ha ascoltato in silenzio, poi è scoppiato in lacrime. “Finalmente possiamo vivere un Natale tranquillo”, ha detto piano, stringendo la mano della moglie. “Sono stati anni duri, ma ho sempre creduto nella giustizia. La Corte ha fatto la cosa giusta”. Al suo fianco, la moglie e i due figli, uno dei quali ha commentato: “Sapevamo che era legittima difesa, ma bisognava dimostrarlo. La Corte ha fatto il suo lavoro”. Presenti anche il fratello e il nipote, visibilmente sollevati. Un applauso sommesso ha accompagnato l’assoluzione.

Perché la Corte ha assolto Mugnai

Dopo una lunga camera di consiglio, i giudici – guidati da Giovanni Rossi – hanno deciso di assolvere. Il pubblico ministero, Laura Taddei, aveva chiesto una condanna a quattro anni per eccesso colposo di legittima difesa. Ma la Corte ha ritenuto che l’azione di Mugnai fosse giustificata dalle circostanze. Durante il processo è emerso che la mattina del 5 gennaio 2023 Dodoli aveva già distrutto alcune auto parcheggiate davanti alla casa dei Mugnai e si stava avvicinando con la ruspa. In quel momento la famiglia si era rifugiata all’interno.

Le difese e le testimonianze che hanno fatto la differenza

Gli avvocati difensori – Marzia Lelli e Piero Melani Graverini – hanno sempre sostenuto che Mugnai ha agito per proteggere la famiglia da un pericolo reale e imminente. “Ero sicuro che sarebbe andata così”, ha detto Melani Graverini subito dopo la sentenza. Lelli, invece, si è lasciata andare a un pianto di sollievo: “Abbiamo lavorato tanto su questo caso”, ha confidato fuori dal tribunale. In aula era presente anche l’avvocato della parte civile, che ha ribadito il suo punto di vista contrario alla legittima difesa. Ma le testimonianze, anche quelle dei familiari presenti al momento dei fatti, hanno convinto la Corte.

La dinamica dei fatti ricostruita dagli inquirenti

Secondo le prime indagini, quella mattina Dodoli ha perso la testa dopo una lite per questioni di confine tra le proprietà. È salito sulla ruspa e ha iniziato a danneggiare alcune auto, poi si è diretto verso la casa dei Mugnai. A quel punto Sandro Mugnai ha preso il fucile, regolarmente detenuto, e ha sparato un colpo che ha colpito mortalmente Dodoli. Gli investigatori hanno raccolto molte testimonianze e rilievi tecnici: i segni lasciati dalla ruspa sulla facciata della casa sono ancora ben visibili.

La comunità scossa, ma pronta a voltare pagina

La vicenda aveva scosso profondamente la comunità di Laterina Pergine Valdarno. Nei mesi dopo l’episodio, molti residenti avevano espresso vicinanza alla famiglia Mugnai, ma anche dolore per la morte di Dodoli, molto noto in zona. Ora la sentenza chiude una pagina difficile per entrambe le famiglie. Gli avvocati della parte civile non hanno ancora deciso se ricorrere in appello.

Il caso Mugnai riapre il dibattito sulla legittima difesa

Il caso di Sandro Mugnai riporta in primo piano la questione della legittima difesa in Italia. Negli ultimi anni, fatti simili hanno diviso l’opinione pubblica e acceso il dibattito sulle regole per l’uso delle armi da parte dei privati in situazioni di pericolo. Per ora, ad Arezzo, la giustizia ha dato un segnale chiaro: “Abbiamo solo difeso la nostra casa”, ha ripetuto Mugnai uscendo dal tribunale, ancora con gli occhi lucidi.