Vasto, 6 dicembre 2025 – Le curatrici dei tre bambini della cosiddetta “famiglia nel bosco”, Catherine e Nathan Trevallion Birmingham, hanno espresso un netto no al ricongiungimento familiare durante l’udienza di ieri davanti al tribunale dei minorenni dell’Aquila. Nella loro relazione, hanno sottolineato come il breve periodo trascorso dai minori nella struttura protetta di Vasto non sia sufficiente per capire se le criticità emerse in precedenza siano davvero superate.
Curatrici ferme: serve più tempo prima di riunire la famiglia
Le curatrici, la speciale Marika Bolognese e la tutrice Maria Luisa Palladino, hanno ammesso che i bambini stanno bene e mostrano segnali di socievolezza. Ma una settimana in comunità, dicono, è troppo poco per giudicare il loro benessere o la capacità dei genitori di garantire un ambiente sicuro e stabile. Il giudice ha ascoltato tutti durante l’udienza e si prenderà qualche giorno per decidere. “Il nostro parere non è vincolante”, ha spiegato Bolognese, “ma secondo noi serve un periodo di osservazione più lungo”.
Nel frattempo, i tre fratelli restano nella comunità protetta di Vasto, dove la madre può vederli solo in orari stabiliti. Il padre, Nathan, continua a vivere nella casa nel bosco di Palmoli, comprata nel 2021 e trasformata in un B&B per vacanze esperienziali.
Le prime relazioni che hanno portato all’allontanamento
Il dossier sul giudice è corposo. Le prime relazioni degli assistenti sociali che hanno portato all’allontanamento e alla sospensione della potestà genitoriale dipingevano un quadro di isolamento familiare. “I genitori seguono il metodo unschooling”, si legge, “e non permettono ai figli di stare con altri bambini, temendo che possano essere influenzati”. Per gli operatori, i piccoli vivevano in un “microcosmo chiuso”, senza contatti con coetanei, scuola o altre realtà educative.
Questa situazione ha fatto scattare l’allarme sulla capacità dei genitori di offrire un ambiente equilibrato. Dopo mesi di osservazione e segnalazioni dai servizi sociali, è scattato l’allontanamento.
I segnali incoraggianti dopo l’allontanamento
Negli ultimi giorni sono arrivate due nuove relazioni: una dai servizi sociali e una dalla responsabile della casa famiglia dove sono ospitati madre e figli. In questi documenti, i bambini sembrano essersi adattati bene alla nuova situazione. “Mostrano autonomia e capacità di relazionarsi”, si legge nella relazione aggiornata.
Anche il comportamento dei genitori sarebbe cambiato. Da ostili e poco collaborativi, Nathan e Catherine sembrano ora più disponibili. Hanno accettato la casa proposta dall’imprenditore Armando Carusi, non lontano dalla loro vecchia abitazione nel bosco, con spazi adatti per la famiglia.
Cosa succederà adesso: attesa per la sentenza e ricorso in appello
Il tribunale dei minorenni dell’Aquila sta valutando tutto il materiale prima di decidere sul possibile ricongiungimento. Intanto, il 16 dicembre è fissata l’udienza davanti alla Corte d’Appello civile, dove si discuterà il ricorso dei genitori contro la sospensione della potestà.
Gli avvocati puntano sulla collaborazione con i servizi sociali per dimostrare che l’ambiente familiare è adatto. “Stiamo lavorando per mostrare che la famiglia è in grado di prendersi cura dei bambini”, ha detto uno dei legali. Ma il ricorso è pronto: se la decisione resterà quella attuale, i Trevallion Birmingham faranno di tutto per ottenere una nuova valutazione.
Una storia che fa ancora discutere
Il caso della “famiglia nel bosco” continua a dividere la comunità e l’opinione pubblica. C’è chi difende la scelta educativa dei genitori, chi invece teme che l’isolamento possa fare più male che bene ai bambini. Nel frattempo, la vita della famiglia resta sospesa tra incontri protetti, rapporti dei servizi sociali e attese in tribunale. Solo nelle prossime settimane si saprà se i Trevallion Birmingham potranno finalmente riunirsi con i loro figli o dovranno aspettare ancora.
