I precari del Cnr: la ricerca in protesta contro l’instabilità lavorativa

I precari del Cnr: la ricerca in protesta contro l'instabilità lavorativa

I precari del Cnr: la ricerca in protesta contro l'instabilità lavorativa

Matteo Rigamonti

Dicembre 6, 2025

Roma, 6 dicembre 2025 – Si è fatta più forte in queste ore la mobilitazione dei precari del Consiglio nazionale delle ricerche. Davanti alla sede di piazzale Aldo Moro, a Roma, da ieri sera sono spuntate alcune tende, il segno di una protesta che non vuole mollare. Il motivo? Lo slittamento al 10 dicembre dell’incontro tra il presidente Andrea Lenzi, i sindacati e i rappresentanti dei lavoratori, inizialmente fissato per il 5 dicembre. Una scelta che, secondo i precari e la Flc Cgil, rischia di lasciare senza risposte migliaia di ricercatori proprio mentre la legge di bilancio entra nella fase cruciale.

Precari in presidio: la ricerca si accampa davanti al Cnr

All’alba, il piazzale davanti al Cnr non era più quello di sempre: tende blu e verdi, qualche sedia pieghevole, cartelli scritti a mano. Dentro l’edificio, una cinquantina di lavoratori arrivati da tutta Italia si sono sistemati con sacchi a pelo e coperte in una saletta sindacale al quarto piano. “I nostri contratti stanno per scadere”, spiega Antonio Sanguinetti, ricercatore precario dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr. “Vogliamo lanciare un messaggio chiaro al Governo: senza un intervento subito, l’Italia rischia di perdere migliaia di ricercatori, un patrimonio umano che non si recupera facilmente”.

Quella che doveva essere una protesta simbolica, con qualche tenda davanti all’ingresso, si è trasformata in un presidio permanente. I precari si sono organizzati a turni, per restare sempre presenti, anche di notte. “Molti di noi hanno famiglia, figli piccoli”, confida Sanguinetti. “Eppure siamo qui, perché questa potrebbe essere l’ultima occasione”.

Legge di bilancio sotto la lente: il futuro della ricerca a rischio

Per la Flc Cgil, rinviare l’incontro a pochi giorni dalla chiusura della manovra finanziaria è un segnale chiaro: “Non solo dimostra poca attenzione verso il personale precario, ma anche una sottovalutazione di un problema che potrebbe bloccare attività e infrastrutture dell’intera rete scientifica del Cnr”. Tradotto: senza fondi specifici nella legge di bilancio per la stabilizzazione dei precari, molti progetti rischiano di fermarsi.

Molti di noi lavorano grazie ai fondi Pnrr”, ricorda Sanguinetti. “Sono miliardi messi sul piatto per sostenere progetti e infrastrutture che, senza ricercatori, diventano un investimento sprecato”. Il timore è reale: secondo i sindacati, circa trentamila ricercatori sono a rischio. Un numero che preoccupa anche in Parlamento.

Dal Parlamento ai territori: appelli e solidarietà

“Trentamila ricercatori rischiano di finire senza lavoro se non si interviene”, ha scritto su Facebook Elisabetta Piccolotti, deputata di Alleanza Verdi e Sinistra e membro della commissione cultura alla Camera. “La manovra di bilancio è l’ultima chance per evitare un danno enorme al futuro e allo sviluppo del Paese”.

Non è solo Roma a mobilitarsi. In questi giorni, diverse amministrazioni locali hanno espresso sostegno ai lavoratori del Cnr. “Abbiamo avuto l’appoggio dei Comuni di Bologna, Pisa, Venezia, e anche delle Regioni Umbria e Calabria”, racconta Sanguinetti. “Stanno votando mozioni per chiedere la stabilizzazione dei precari. Perdere queste competenze sarebbe un danno enorme, non solo per la ricerca nazionale ma anche per i territori”.

Prossimi passi: attesa e determinazione in piazzale Aldo Moro

L’assemblea permanente andrà avanti almeno fino al 10 dicembre, giorno dell’incontro con il presidente Lenzi. I precari sono pronti a continuare la protesta anche oltre, se non arriveranno risposte chiare. “Non chiediamo favori”, conclude Sanguinetti. “Chiediamo solo che il nostro lavoro venga riconosciuto”.

Nel frattempo, tra i corridoi del Cnr si respira una tensione tranquilla. Qualcuno passa a portare un caffè caldo ai colleghi accampati, altri discutono sottovoce le prossime mosse. La sensazione è che questa sia una partita decisiva, non solo per il futuro di chi lavora oggi, ma per tutta la ricerca pubblica italiana.