Ricerca in subbuglio: i lavoratori precari del Cnr occupano la sede di Roma

Ricerca in subbuglio: i lavoratori precari del Cnr occupano la sede di Roma

Ricerca in subbuglio: i lavoratori precari del Cnr occupano la sede di Roma

Matteo Rigamonti

Dicembre 6, 2025

Roma, 6 dicembre 2025 – È stata occupata la sede centrale del Consiglio nazionale delle ricerche a piazzale Aldo Moro, proprio nel cuore di Roma. Da stamattina, una cinquantina di lavoratori precari hanno deciso di alzare il tono della protesta contro il mancato stanziamento dei fondi necessari alla loro stabilizzazione. “Basta precariato”, “la ricerca è futuro” sono gli slogan che risuonano mentre i manifestanti annunciano di voler restare dentro l’edificio finché il governo non metterà i soldi necessari.

Protesta dentro il Cnr: la svolta dei precari

Dopo una notte passata davanti all’ingresso, tra tende e sacchi a pelo, i precari della ricerca hanno varcato le porte del Cnr. Un gesto che non è solo simbolico. “La ricerca è ferma – spiega Antonio Sanguinetti, ricercatore dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr – senza nuovi fondi i nostri contratti stanno per scadere”. Al quarto piano, in una piccola stanza sindacale, alcuni hanno già steso materassini e coperte. Poco lontano, la stanza data l’anno scorso ai Precari Uniti del Cnr è diventata il punto di ritrovo per l’assemblea permanente.

Una situazione che non regge più

I manifestanti parlano chiaro: la situazione è arrivata al limite. “Qui ci sono ricercatori da tutta Italia – racconta Sanguinetti – molti non sono più giovani, hanno famiglie da mantenere. Per questo ci organizzeremo a turni, anche dormendo qui la notte”. Il timore è reale: senza un intervento urgente, migliaia di ricercatori precari rischiano di perdere il lavoro. Un patrimonio di competenze che, dicono i sindacati, l’Italia non può permettersi di buttare via.

Il nodo dei fondi Pnrr

Gran parte dei contratti in scadenza dipendono dai finanziamenti del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. “Sono miliardi investiti in progetti e infrastrutture – sottolinea Sanguinetti – ma senza ricercatori tutto rischia di andare in fumo”. Nei corridoi del Cnr si avverte preoccupazione: laboratori che potrebbero fermarsi, progetti europei abbandonati a metà, giovani costretti a cercare fortuna all’estero.

Le istituzioni locali schierate con i precari

A dare forza alla protesta è anche il sostegno arrivato da molte amministrazioni locali. “Ci hanno mostrato solidarietà i Comuni di Roma, Bologna, Pisa, Venezia – spiega ancora Sanguinetti – e anche Regioni come Umbria e Calabria. Stanno votando mozioni per chiedere la stabilizzazione dei precari”. Un segnale che il problema non riguarda solo il mondo della ricerca, ma tocca i territori, che rischiano di perdere competenze e risorse fondamentali.

Presidio a oltranza

Nel pomeriggio, dentro il Cnr l’atmosfera è tesa ma determinata. Alcuni sistemano tende vicino alle finestre, altri discutono animati sulle prossime mosse. “Non vogliamo creare problemi – dice una ricercatrice arrivata da Pisa – ma non abbiamo altra scelta. Se non ora, quando?”. L’assemblea permanente andrà avanti nei prossimi giorni: i turni sono già organizzati, con una presenza garantita 24 ore su 24.

Il messaggio che arriva al governo

La richiesta è semplice e urgente: servono risorse certe per garantire la continuità della ricerca pubblica e la stabilizzazione dei lavoratori precari. “Senza un intervento immediato – avvertono – l’Italia rischia di perdere una generazione di ricercatori”. Per ora, il governo non ha ancora risposto ufficialmente. Intanto, a piazzale Aldo Moro le luci restano accese anche dopo il tramonto. E la protesta dei precari del Cnr non ha intenzione di fermarsi a breve.