Rivoluzione verde: sensori compostabili per garantire la freschezza degli alimenti

Rivoluzione verde: sensori compostabili per garantire la freschezza degli alimenti

Rivoluzione verde: sensori compostabili per garantire la freschezza degli alimenti

Matteo Rigamonti

Dicembre 6, 2025

Roma, 6 dicembre 2025 – Sensori wireless compostabili per controllare la freschezza degli alimenti, fatti completamente con materiali naturali e pensati per finire nell’umido insieme alle confezioni. È questa la novità che arriva dall’Università di Roma Tor Vergata, svelata durante il convegno internazionale Journées Scientifiques 2025 a Tolosa. Un passo concreto verso un’elettronica più sostenibile, che potrebbe cambiare il modo in cui supermercati e consumatori tengono sotto controllo la qualità del cibo.

Sensori biodegradabili: come funzionano e perché sono una rivoluzione

Questi nuovi sensori wireless si possono inserire direttamente nelle confezioni di frutta, verdura e altri alimenti freschi. Quando hanno finito il loro lavoro, si buttano nell’umido senza fare danni all’ambiente. La chiave è nei materiali usati: “Stiamo lavorando su sensori fatti con amido di patata, pasta e riso”, spiega Gaetano Marrocco, docente di Ingegneria a Tor Vergata e coordinatore del progetto. Su lastre trasparenti, ricavate da polimeri naturali, vengono messi circuiti elettronici in grafene, un materiale noto per la sua conducibilità e il basso impatto ambientale.

Il meccanismo è semplice ma funziona bene: i sensori captano temperatura, umidità e gas che indicano il deterioramento del cibo. I dati vengono poi mandati via radio a breve distanza, così si può controllare la freschezza senza aprire le confezioni. “Per riconoscere una vaschetta di frutta o verdura – aggiunge Marrocco – non servono sensori super potenti, basta una comunicazione a pochi metri”.

Dalla tecnologia per le auto all’elettronica eco-friendly

Il lavoro che ha portato a questi risultati nasce da lontano. “Prima, nell’industria dell’auto, il solo obiettivo era fare macchine sempre più veloci”, ricorda Marrocco a Tolosa. Poi sono arrivate le regole, le richieste di sicurezza e di rispetto per l’ambiente. “Oggi succede lo stesso con i dispositivi wireless”, osserva il docente. La sfida non è più solo la potenza, ma anche ridurre i consumi e l’impatto sull’ambiente.

Così la ricerca si concentra su dispositivi “imperfetti”, come li chiama Marrocco: sensori che non puntano a essere i migliori tecnicamente, ma che rispondono davvero alle esigenze del settore alimentare. “Possiamo accontentarci di prestazioni più modeste se questo vuol dire usare materiali più semplici da smaltire o riciclare”, spiega il ricercatore.

Dove li vedremo? Dal supermercato alla raccolta differenziata

L’obiettivo è chiaro: inserire questi sensori compostabili nelle catene della grande distribuzione. Pensare a una vaschetta di fragole con un’etichetta “intelligente” che avvisa quando il prodotto non è più fresco non è più fantascienza. “La vera novità – sottolinea Marrocco – è che tutto il pacchetto si può buttare nell’umido, senza dover separare il sensore dalla confezione”.

Questo porta vantaggi non solo per l’ambiente, ma anche per la gestione dei rifiuti e la logistica. I primi test nei laboratori di Tor Vergata mostrano che i sensori si degradano in tempi simili agli altri scarti organici. E il costo? “Stiamo cercando di mantenere i prezzi bassi, usando materiali di scarto dell’industria alimentare”, confida Marrocco.

L’Italia guida la ricerca sull’elettronica sostenibile

Il progetto dell’Università di Roma Tor Vergata fa parte di una tendenza globale verso l’elettronica biodegradabile, ma rappresenta uno dei primi casi concreti di applicazione su larga scala nel settore alimentare. La presentazione a Tolosa ha attirato l’attenzione di operatori europei del packaging e della distribuzione.

“Stiamo imparando a vedere il valore dei sensori ‘imperfetti’”, conclude Marrocco, sottolineando che questa idea potrebbe aprire nuove strade anche in altri campi, dalla medicina all’agricoltura. Per ora, però, l’obiettivo resta ridurre gli sprechi alimentari e l’impatto delle confezioni sull’ambiente.

Un piccolo circuito trasparente, una vaschetta di frutta e un gesto semplice: buttare tutto nell’umido. Così la tecnologia diventa alleata della sostenibilità, partendo proprio dai banchi del supermercato.