Roma, 6 dicembre 2025 – L’allarme arriva dagli Stati Uniti, ma riguarda il futuro della ricerca astronomica in tutto il mondo. Secondo uno studio pubblicato su Nature e guidato da Alejandro Borlaff del Centro di Ricerca Ames della Nasa, entro dieci anni il 96% delle immagini raccolte dai telescopi spaziali in orbita bassa potrebbe essere compromesso dal numero sempre crescente di satelliti artificiali. Un problema serio per strumenti come Hubble, ma anche per i nuovi osservatori in arrivo, come SphereX, Arrakihs e Xuntian.
Satelliti in aumento: i numeri che preoccupano
Negli ultimi cinque anni, lo spazio intorno alla Terra ha visto una crescita incredibile di satelliti: da circa 2.000 a quasi 15.000, dicono i dati dello studio. Questo boom è legato soprattutto alla diminuzione dei costi di lancio e all’arrivo massiccio delle grandi costellazioni per le telecomunicazioni, in particolare i satelliti Starlink di Elon Musk, che ormai superano i 10.000.
La comunità scientifica guarda con crescente preoccupazione a questo fenomeno. Non si tratta più solo di un fastidio visivo nelle immagini del cielo. “I satelliti modificano i dati raccolti dai telescopi, mettendo a rischio investimenti da miliardi e la stessa affidabilità delle osservazioni”, ha spiegato Borlaff in una nota della Nasa. Gli astronomi già oggi fanno fatica a scattare foto del cielo senza che si vedano le scie luminose dei satelliti in movimento.
Hubble e i nuovi telescopi: un problema che si allarga
Finora il problema era noto soprattutto per i telescopi a terra, ma ora riguarda anche i telescopi spaziali. Hubble, che opera dal 1990 a circa 540 chilometri di quota, e i prossimi SphereX (Nasa), Arrakihs (Agenzia Spaziale Europea) e Xuntian (Cina) orbitano o orbiteranno tra i 400 e gli 800 chilometri, proprio dove si concentra la maggior parte dei nuovi satelliti commerciali.
Le simulazioni dello studio su Nature mostrano che, se oggi il disturbo è limitato, tra pochi anni la situazione potrebbe peggiorare molto. “Entro il prossimo decennio – si legge – ogni foto di Hubble conterrà in media 2,14 satelliti visibili”. Per Xuntian, in arrivo dalla Cina, la previsione è ancora più critica: fino a 92 passaggi di satelliti in una singola osservazione.
Mezzo milione di satelliti in orbita entro il 2035?
Le previsioni si basano sui piani già presentati alle agenzie spaziali internazionali. Borlaff e il suo team stimano che entro il 2035 potrebbero esserci più di 500.000 satelliti in orbita. Un numero che rischia di saturare le orbite basse e di rendere quasi impossibile ottenere immagini pulite anche dallo spazio.
Il problema non è solo la qualità delle foto astronomiche. “Questa è una minaccia reale per la scienza”, sottolinea Borlaff. I dati falsati dal passaggio dei satelliti possono compromettere studi importanti sulla materia oscura, sull’origine delle galassie o nella ricerca di pianeti fuori dal sistema solare. Eppure, al momento, non ci sono regole internazionali efficaci per limitare o coordinare il lancio di nuovi satelliti.
La scienza reagisce: serve un confronto globale
Gli astronomi hanno già lanciato diversi appelli a istituzioni e aziende private coinvolte in questa corsa allo spazio. “Serve un tavolo internazionale per stabilire regole condivise”, ha ribadito di recente l’astrofisica italiana Elena Pian dell’INAF. Alcune aziende hanno annunciato modifiche ai materiali riflettenti dei satelliti o nuove strategie di posizionamento, ma gli esperti avvertono che queste mosse non basteranno a fermare la crescita prevista.
Nel frattempo, gli scienziati lavorano a nuovi algoritmi per ripulire le immagini rovinate dalle scie luminose dei satelliti. Un palliativo, però, che non può sostituire una gestione più attenta e sostenibile dell’orbita terrestre bassa. “Solo così – conclude Borlaff – potremo evitare che grandi investimenti nella ricerca spaziale vadano sprecati a causa di un sovraffollamento senza precedenti”.
