Bruxelles, 7 dicembre 2025 – Elon Musk, fondatore di Tesla e proprietario di X (ex Twitter), torna al centro della bufera lanciando un duro attacco all’Unione Europea. Ieri sera, Musk ha paragonato le istituzioni di Bruxelles al “Quarto Reich”. Tutto è nato da un post pubblicato sulla sua piattaforma: un’immagine con la scritta “Quarto Reich” e una svastica in parte coperta dalla bandiera europea. In poche ore, la provocazione ha scatenato un’ondata di reazioni politiche e istituzionali in tutta Europa.
Musk e il post che ha fatto esplodere la polemica
È stato poco dopo le 22:30, ora italiana, che Musk ha risposto a un utente che aveva pubblicato quell’immagine forte, accostando la bandiera dell’Unione Europea a una svastica, con la didascalia “Quarto Reich”. La risposta di Musk è stata secca: “praticamente”. Un commento che lascia poco spazio a dubbi, un chiaro paragone tra le politiche europee e il regime nazista. Quel messaggio è rimasto online per ore, attirando migliaia di reazioni da tutto il mondo.
Non è la prima volta che Musk punta il dito contro Bruxelles. Negli ultimi mesi, aveva già criticato le nuove regole europee sulla moderazione dei contenuti e sulla trasparenza degli algoritmi, definendole “un attacco alla libertà di espressione”. Ma stavolta ha alzato davvero il tiro, arrivando a un paragone che finora nessuno aveva osato.
Le istituzioni europee non ci stanno: “Inaccettabile”
Le risposte ufficiali sono arrivate a stretto giro. Questa mattina, il commissario europeo per il Mercato Interno, Thierry Breton, ha bollato come “inaccettabile” il confronto tra l’Unione Europea e il nazismo. “Non possiamo accettare certi paragoni – ha detto Breton – soprattutto in un momento in cui la memoria storica è sotto attacco da revisionismo e odio online”. Anche in Italia, la reazione è stata netta: l’eurodeputato Brando Benifei (Pd) ha parlato di “parole gravi, che rischiano di alimentare sentimenti antieuropei e antisemitismo”.
A Bruxelles, la vicenda è stata al centro della riunione del Consiglio Affari Generali. Fonti diplomatiche rivelano che alcuni rappresentanti hanno chiesto un intervento ufficiale della Commissione contro Musk e la piattaforma X, sottolineando l’urgenza di difendere i valori su cui si fonda l’Europa.
Dietro la polemica: lo scontro sulle regole digitali europee
Dietro questo scontro c’è un tema più ampio e delicato: le regole europee sul digitale. Dal 2023 è in vigore il Digital Services Act (DSA), una legge che impone alle grandi piattaforme regole severe su moderazione, lotta alla disinformazione e trasparenza. X, come altri big della tecnologia, deve rispettarle o rischia multe fino al 6% del fatturato globale.
Musk aveva già criticato duramente il DSA, parlando di “censura mascherata da tutela”. In più occasioni ha minacciato di ridurre i servizi di X in Europa o addirittura di sospenderli. Nel frattempo, la Commissione ha avviato indagini formali su X per possibili violazioni, soprattutto su contenuti d’odio e fake news.
Oltre Atlantico, la polemica divide
Anche negli Stati Uniti il caso sta facendo discutere. Tra i repubblicani c’è chi difende Musk, accusando l’Unione Europea di limitare troppo la libertà d’espressione. Altri, invece, condannano il paragone con il nazismo. Jonathan Greenblatt, direttore dell’Anti-Defamation League, ha ricordato che “la memoria dell’Olocausto non va usata per battaglie politiche o commerciali”.
Intanto, diverse associazioni per i diritti digitali hanno chiesto a Musk di chiarire la sua posizione e di togliere il post. Dalla sede di X a San Francisco nessuna dichiarazione ufficiale, ma alcuni collaboratori lasciano intendere che Musk non ha intenzione di fare marcia indietro.
Un nuovo fronte aperto tra Europa e Big Tech
Questo episodio rischia di aprire un nuovo scontro tra Bruxelles e i giganti della tecnologia. In un clima già teso su temi come privacy, intelligenza artificiale e tasse sulle multinazionali digitali, le parole di Elon Musk rappresentano, per molti, un segnale di escalation. Resta da vedere se l’Europa interverrà ufficialmente o se la vicenda resterà confinata alla dimensione mediatica.
Per ora, la polemica resta calda. E il dibattito tra libertà d’espressione e difesa dei valori democratici europei è tutt’altro che chiuso.
