Netanyahu: la grazia potrebbe fermare le mie dimissioni

Netanyahu: la grazia potrebbe fermare le mie dimissioni

Netanyahu: la grazia potrebbe fermare le mie dimissioni

Matteo Rigamonti

Dicembre 7, 2025

Tel Aviv, 7 dicembre 2025 – Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha voluto mettere le cose in chiaro durante la conferenza stampa con il cancelliere tedesco Friedrich Merz: non ha alcuna intenzione di lasciare la politica, nemmeno se il presidente Isaac Herzog dovesse concedergli la grazia per chiudere il processo per corruzione. Una presa di posizione netta, che arriva in un momento delicato per Gerusalemme, alle prese con tensioni interne e pressioni dall’estero.

Netanyahu: “La grazia non cambia nulla”

Ieri pomeriggio, nella residenza ufficiale di Gerusalemme, Netanyahu ha risposto senza esitazioni ai giornalisti presenti. “Non mollo la politica, qualunque cosa decida il presidente sulla grazia”, ha detto il premier con voce ferma. La possibilità che Herzog possa concedere la grazia era tornata al centro del dibattito nelle ultime settimane, dopo che alcuni esponenti della maggioranza avevano ipotizzato questa strada per chiudere il procedimento che vede Netanyahu accusato di corruzione, frode e abuso di fiducia.

Fonti vicine al Likud, il partito guidato dal premier, confermano che la questione è stata al centro di una riunione ristretta mercoledì sera. “Netanyahu è deciso a andare avanti”, ha spiegato un collaboratore sotto anonimato. Solo allora si è messa da parte l’ipotesi di una sua uscita di scena in cambio della grazia.

Processo e reazioni: la partita giudiziaria continua

Il procedimento contro Netanyahu è in corso dal 2020 e riguarda tre diversi casi di presunta corruzione. Le udienze si svolgono al tribunale distrettuale di Gerusalemme, dove ogni nuova testimonianza accende l’attenzione dei media locali. Il premier partecipa solo alle fasi più importanti, e ha sempre respinto le accuse, definendole “una caccia alle streghe messa in piedi dall’opposizione e da una parte della magistratura”.

L’ipotesi che il presidente Herzog possa concedere la grazia è stata vista da alcuni come un modo per evitare una crisi istituzionale. Ma Netanyahu sembra aver chiuso ogni porta a un ritiro volontario. “Nessun accordo in vista”, ha ribadito ieri sera il portavoce del governo durante un incontro con la stampa. Eppure, tra i corridoi della Knesset, non mancano i sussurri: la situazione potrebbe cambiare in fretta se emergessero nuovi elementi nel processo.

Pressioni internazionali: la visita di Merz e le proteste

La visita del cancelliere tedesco Merz arriva in un momento complesso. La Germania, storico alleato di Israele, ha confermato il suo sostegno alla sicurezza dello Stato ebraico, ma ha anche chiesto “rispetto per le istituzioni democratiche e per la trasparenza del sistema giudiziario”, come ha detto Merz davanti ai giornalisti. Intorno alla residenza ufficiale si sono radunate alcune decine di attivisti, che hanno esposto cartelli con la scritta “giustizia uguale per tutti”.

Dentro il governo, la coalizione sembra tenere, almeno in apparenza. Ma fonti parlamentari raccontano di tensioni tra i partiti minori che sostengono Netanyahu. “La tenuta dell’esecutivo dipende anche dall’esito del processo”, ha ammesso un deputato centrista incontrato ieri sera nei corridoi della Knesset. In quel momento, l’atmosfera era di calma solo apparente.

Il futuro di Netanyahu: nessuna resa in vista

A quasi due anni dall’inizio del suo mandato, Netanyahu resta il protagonista indiscusso della scena politica israeliana. La sua leadership divide l’opinione pubblica, ma i suoi sostenitori non mollano. “Non mi faccio mettere sotto pressione”, ha detto a un gruppo ristretto di giornalisti dopo la conferenza.

Gli osservatori avvertono che la partita non è chiusa. Se da una parte la dichiarazione di oggi esclude un passo indietro, dall’altra il processo potrebbe riservare ancora sorprese. Per adesso, però, Netanyahu non intende mollare: “Continuerò a servire il mio Paese”, ha concluso davanti alle telecamere. E attorno a lui, per ora, il gruppo dei fedelissimi resta saldo.