Milano, 8 dicembre 2025 – Fuga nella notte dal carcere di Opera, alle porte di Milano. Un detenuto albanese di 41 anni, Toma Taulant, è riuscito a scappare intorno alle 3 del mattino. Ha segato le sbarre della finestra della sua cella e si è calato fuori usando lenzuola annodate. L’allarme è scattato poco dopo, quando la polizia penitenziaria ha trovato la finestra aperta e la corda improvvisata che penzolava verso il cortile. Le ricerche sono scattate subito, con posti di blocco e controlli nelle vie di fuga della zona sud della città.
Una fuga che riapre la questione sicurezza nelle carceri
Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ci sono ancora molti dubbi su come Taulant sia riuscito a superare la cinta muraria, che è alta oltre sei metri. “Non sappiamo se ha avuto aiuti dall’esterno”, ha detto De Fazio in una nota diffusa stamattina. Il sindacalista ha sottolineato che il caso di Opera non è un episodio isolato, ma l’ultimo di una serie che mette in luce le gravi criticità del sistema carcerario italiano. “Questa fuga, insieme alla dura realtà quotidiana nelle prigioni, dimostra un fallimento che va ben oltre il singolo detenuto”, ha aggiunto.
Taulant e la sua lunga storia di fughe
Il nome di Toma Taulant non è nuovo alle forze dell’ordine. Condannato per furti e rapine con pena fino al 2048, aveva già tentato la fuga in passato. L’ultima volta nel 2013, quando scappò dal carcere di Parma insieme a un altro detenuto. È il suo quarto tentativo di evasione. “Sapevamo che era un detenuto pericoloso – racconta un agente in servizio a Opera – ma nessuno si aspettava che ce la facesse ancora”. Ora è ricercato da tutte le forze dell’ordine lombarde, con la questura di Milano che coordina le operazioni e la polizia penitenziaria a supporto.
Opera tra sovraffollamento e carenza di personale
Questa fuga riporta sotto i riflettori le condizioni del carcere milanese. Secondo i dati della Uilpa, nel penitenziario ci sono 1.338 detenuti, mentre la capienza ufficiale è di 918 posti: un sovraffollamento che supera il 150%. Gli agenti in servizio sono 533, ma ne servirebbero almeno 811 per garantire la sicurezza e la gestione quotidiana. “Siamo sotto organico del 34% – spiega De Fazio – e questo significa turni massacranti e difficoltà reali nel controllo delle sezioni”. Il sindacalista chiede una riforma seria e strutturale del sistema carcerario: “Non bastano le soluzioni temporanee”.
Le reazioni e l’allarme delle istituzioni
La notizia della fuga ha scosso anche le istituzioni locali. Il sindaco di Opera, Antonella Ferrari, ha chiesto un incontro urgente con la direzione del carcere e il prefetto di Milano per fare il punto sulla sicurezza. “Non possiamo permettere che succedano di nuovo queste cose – ha detto Ferrari –. La sicurezza dei cittadini viene prima di tutto”. Nel quartiere intorno al carcere, la tensione è alta. Le forze dell’ordine presidiano gli accessi principali e controllano i veicoli in transito.
Un sistema sempre più sotto pressione
La fuga di Taulant riaccende il dibattito sulle condizioni delle carceri italiane. Secondo i dati del Ministero della Giustizia aggiornati a novembre 2025, il sovraffollamento medio nelle carceri italiane supera il 120%, con punte come quella di Opera. “Il sistema mostra ogni giorno le sue crepe”, conclude De Fazio. Per il sindacato serve una riforma profonda, l’unica strada per evitare che episodi simili tornino a verificarsi.
Le ricerche non si fermano. Nel frattempo, la fuga di Toma Taulant è un nuovo campanello d’allarme per un sistema che fatica a garantire sicurezza dentro e fuori le mura.
