Milano, 8 dicembre 2025 – La Lega ha depositato oggi alla Camera una nuova proposta di legge che vuole mettere paletti più stretti per chi chiede la cittadinanza italiana. Nel mirino ci sono i cosiddetti criteri “anti-maranza”, un ampliamento dei casi in cui si può perdere la cittadinanza e un giro di vite sui ricongiungimenti familiari. La notizia è arrivata poco dopo le 10 di stamattina, con un post sui social del segretario federale, Matteo Salvini: “La cittadinanza è una cosa seria, e va trattata come tale!”, ha scritto il vicepremier.
Cittadinanza sotto la lente: cosa cambia davvero
La proposta, firmata dai deputati della Lega e già passata alla Commissione Affari Costituzionali, introduce regole più dure per chi vuole ottenere la cittadinanza italiana. Da quello che filtrava in ambienti parlamentari, tra le novità più importanti ci sarebbe un controllo più severo sui precedenti penali e la possibilità di togliere la cittadinanza anche se si commettono reati dopo averla ottenuta.
Ma non è tutto. Il testo interviene anche sui ricongiungimenti familiari, con criteri più rigidi per far entrare i parenti di stranieri già residenti in Italia. “Non possiamo lasciare che la cittadinanza venga data a cuor leggero”, ha detto un deputato leghista vicino al dossier, spiegando che la mossa arriva anche dopo alcuni episodi di violenza urbana che hanno coinvolto giovani stranieri.
Le norme “anti-maranza” e il giro di vite sui ricongiungimenti
Il cuore della proposta sono le cosiddette norme “anti-maranza”, una definizione che negli ultimi mesi ha preso piede per indicare misure contro certi comportamenti violenti o antisociali attribuiti a gruppi di giovani stranieri. La Lega vuole valutare con più attenzione il passato e il comportamento di chi chiede la cittadinanza, dando la possibilità di bocciare le domande in caso di segnalazioni per violenze o disturbo della quiete pubblica.
Per quanto riguarda i ricongiungimenti familiari, la proposta dice che si potranno accettare solo le richieste che rispettano condizioni più severe: un reddito minimo e l’assenza di precedenti penali sia per chi fa domanda sia per i familiari che vogliono raggiungere il richiedente. “Serve rigore, non chiusura”, ha detto un esponente del Carroccio, “ma non possiamo ignorare le preoccupazioni di chi vive qui”.
Le reazioni: subito polemiche in Parlamento
L’iniziativa della Lega ha subito scatenato il dibattito politico. Dal Partito Democratico è arrivata una risposta netta con la deputata Laura Boldrini: “Questa proposta rischia di colpire a caso chi vive e lavora onestamente in Italia”, ha detto in Transatlantico poco dopo la presentazione. Il Movimento 5 Stelle, invece, ha scelto la prudenza: “Aspettiamo di leggere bene il testo prima di prendere una posizione”.
In maggioranza, invece, si fa quadrato intorno alla proposta. “La cittadinanza non può essere una cosa automatica”, ha detto il capogruppo leghista Riccardo Molinari, sottolineando che l’obiettivo è proteggere “la sicurezza e l’identità nazionale”.
Dietro la legge: i dati e le ragioni della Lega
Secondo i numeri aggiornati al 2024 del Ministero dell’Interno, in Italia ogni anno vengono concesse circa 120mila nuove cittadinanze. Negli ultimi tempi il tema è tornato sotto i riflettori dopo alcuni episodi di cronaca a Milano e Torino, dove gruppi di giovani stranieri sono stati protagonisti di risse e aggressioni. Da qui la spinta della Lega a rivedere le regole.
Non è la prima volta che si prova a stringere i criteri: già nel 2018 il governo giallo-verde aveva introdotto misure più rigide, poi in parte riviste dalle legislature seguenti. Ora Salvini e il suo partito tornano a insistere sulla necessità di “difendere i valori della cittadinanza”, come ha ricordato lo stesso leader nel suo post di stamattina.
Cosa succederà adesso: tempi e passaggi in Parlamento
La proposta passerà ora alla Commissione Affari Costituzionali della Camera. I tempi non sono ancora chiari: fonti parlamentari dicono che l’iter potrebbe durare mesi e subire modifiche con gli emendamenti. Nel frattempo, il dibattito resta acceso dentro e fuori dal Parlamento.
“Non vogliamo chiudere le porte – ha detto Salvini davanti a Montecitorio – ma assicurarci che chi diventa italiano lo faccia rispettando le regole e i valori del nostro Paese”.
