Scoperto un gigantesco filamento cosmico: un misterioso balletto di 14 galassie

Scoperto un gigantesco filamento cosmico: un misterioso balletto di 14 galassie

Scoperto un gigantesco filamento cosmico: un misterioso balletto di 14 galassie

Giada Liguori

Dicembre 8, 2025

Milano, 8 dicembre 2025 – Un gruppo di ricercatori dell’Università di Oxford ha scoperto una delle strutture rotanti più grandi mai viste nell’universo: una sottile catena di 14 galassie, lunga 5,5 milioni di anni luce e larga appena 117 mila, incastonata in un enorme filamento cosmico che ruota su se stesso. La notizia, uscita ieri sulla rivista Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, potrebbe rivoluzionare il modo in cui pensiamo alla formazione delle galassie.

Un gigante che gira nel cosmo

Il filamento rotante si trova a circa 140 milioni di anni luce dalla Terra, dentro un’altra struttura ancora più grande: un filamento fermo lungo 50 milioni di anni luce, che ospita oltre 280 galassie. La particolarità, spiegano Madalina Tudorache e Lyla Jung, le autrici dello studio, non è solo nelle dimensioni. “La maggior parte delle galassie all’interno gira nello stesso senso del filamento”, racconta Tudorache. Un comportamento che, a loro avviso, mette in discussione le teorie finora accettate sulla dinamica galattica.

Una rotazione che fa discutere

Gli scienziati hanno misurato la velocità di rotazione del filamento: circa 110 chilometri al secondo. Per Jung, questo dato “fa pensare che queste strutture possano influenzare la rotazione delle galassie più a lungo e più intensamente di quanto si immaginasse”. In sostanza, un movimento così coordinato su una scala così vasta – e per così tanto tempo – non era previsto dai modelli cosmologici che abbiamo oggi.

Le vie maestre dell’universo

I cosiddetti filamenti cosmici sono come fili di una rete fatti di galassie e materia oscura. Formano la spina dorsale dell’universo, collegano ammassi e superammassi, e sono le vere e proprie “autostrade” su cui si muove la materia. “Questo filamento – spiega Tudorache – è una specie di fossile che racconta i flussi cosmici. Ci aiuta a capire come le galassie prendono la loro rotazione e crescono nel tempo”. Per il team di Oxford, questa scoperta può dare nuovi indizi su come era fatto l’universo primordiale.

Cosa ci aspetta dalla ricerca

La scoperta arriva in un momento decisivo per la cosmologia. Le prossime osservazioni della missione Euclid dell’Agenzia Spaziale Europea, partita nel 2023, e quelle dell’Osservatorio Vera Rubin in Cile – che ha già iniziato a scattare immagini – potranno usare questi dati per approfondire il tema. “Dobbiamo capire se è un caso unico o se ci sono altre strutture simili là fuori”, ammette Jung. Solo così potremo capire se serve rivedere i modelli attuali in modo serio.

Un enigma ancora aperto

Le prime ipotesi collegano questa rotazione così netta a fenomeni ancora poco chiari, come l’interazione tra materia oscura e galassie. Gli esperti non escludono che nei prossimi anni emergano altre scoperte del genere. Per ora, quel filamento individuato a Oxford resta una delle prove più concrete della complessità dell’universo. E, come spesso succede in astronomia, ogni risposta apre nuove domande.

“Abbiamo appena cominciato a capire come funziona questa rete cosmica”, confida Tudorache. Nel frattempo, i telescopi restano puntati verso il cielo, alla ricerca di altri segreti nascosti tra le pieghe dello spazio profondo.