Milano, 9 dicembre 2025 – L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha aperto da pochi giorni un’indagine su Citizen Watch Italy S.p.A. e la sua casa madre giapponese, Citizen Watch Co. Ltd., insieme a The Swatch Group (Italia) S.p.A. e la svizzera The Swatch Group Ltd.. Mercoledì 3 dicembre, con una serie di ispezioni nelle sedi italiane delle due aziende, è partita l’attività per accertare una possibile violazione dell’articolo 101 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea: in particolare, si indaga sulla presunta fissazione dei prezzi di vendita nei canali online dei distributori autorizzati.
Prezzi imposti e rischio sanzioni: l’Antitrust batte un colpo
L’Antitrust sostiene che sia Citizen che Swatch — due big nel mondo degli orologi — avrebbero chiesto ai loro rivenditori di non scostarsi dai prezzi di listino, bloccando così la concorrenza sui prezzi online. A quanto pare, il controllo non si limitava a una semplice indicazione. Fonti vicine all’indagine parlano di un continuo monitoraggio: chi vendeva a prezzi più bassi o faceva sconti rischiava ritorsioni commerciali. Un vero e proprio sistema per tenere tutti allineati.
L’inchiesta non riguarda solo i marchi principali, Citizen e Swatch, ma anche altri brand sotto i due gruppi. Per Citizen, ad esempio, sotto la lente finiscono Bulova, Vagary, Frédérique Constant e Alpina. Per Swatch, invece, si guarda anche a Tissot, Mido e Hamilton.
Ispezioni e Guardia di Finanza: blitz nelle sedi milanesi
Il 3 dicembre mattina, gli uomini dell’Autorità, affiancati dal Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza, hanno fatto visita alle sedi milanesi delle due società. Secondo fonti investigative, sono stati sequestrati documenti e scambi di mail interni che potrebbero aiutare a capire fino a che punto si spingono le presunte pratiche anticoncorrenziali.
“Abbiamo raccolto materiale fondamentale per ricostruire come le case madri comunicavano con la rete dei distributori in Italia”, ha detto uno degli investigatori presenti. Al momento, nessuna dichiarazione ufficiale dalle aziende coinvolte. Citizen ha diffuso solo una breve nota in cui si dichiara “fiduciosa nell’operato delle autorità” e conferma “la piena collaborazione”.
Regole europee in gioco: cosa rischiano i gruppi
Al centro dell’inchiesta c’è l’ipotesi che mettere un tetto ai prezzi di rivendita — cosa vietata dall’articolo 101 del TFUE e dal Regolamento UE n. 720/2022 — rappresenti un freno alla concorrenza. L’Antitrust sostiene che questo sistema limita la libertà dei rivenditori di scegliere i prezzi online, penalizzando i consumatori e i piccoli negozi.
“Rispettiamo le regole per mantenere un mercato corretto”, ha ricordato una fonte interna all’Autorità. Se le accuse fossero confermate, le multe potrebbero essere pesanti: fino al 10% del fatturato annuo delle società coinvolte.
Mercato degli orologi in Italia: un settore sotto pressione
L’indagine arriva in un momento delicato per il mercato degli orologi di fascia medio-alta in Italia, che vale circa 1,5 miliardi di euro all’anno, secondo i dati di Assorologi. Negli ultimi anni, la vendita online è cresciuta molto, portando molti negozi a fare sconti forti per conquistare clienti. Se davvero i prezzi venissero imposti dall’alto, questa dinamica rischierebbe di bloccarsi.
“Se non possiamo offrire prezzi competitivi, perdiamo clienti a favore dei grandi siti internazionali”, ha raccontato il titolare di una storica gioielleria di Brera. In attesa degli sviluppi, il settore tiene il fiato sospeso: la decisione dell’Antitrust potrebbe arrivare già entro la prossima primavera.
Intanto, i consumatori restano a guardare con attenzione. La questione dei prezzi imposti tocca da vicino chi cerca online un buon affare su orologi di marca.
