Roma, 9 dicembre 2025 – L’euro digitale sta per entrare in scena come un pezzo chiave della moneta unica europea. Un passaggio, dicono i vertici di Banca Centrale Europea e Commissione UE, che punta a rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione in un mondo sempre più teso e diviso. A parlarne oggi su Repubblica sono stati Piero Cipollone, membro del board della BCE, e Valdis Dombrovskis, commissario europeo per l’Economia. Per loro, il 2026 sarà un anno decisivo per questo progetto.
2026, l’anno della svolta per l’euro digitale
Per Cipollone e Dombrovskis, il 2026 segnerà un punto di non ritorno per l’euro digitale. “Sarà un anno cruciale”, hanno detto, spiegando che questa nuova moneta elettronica non vuole rimpiazzare i metodi di pagamento privati già in uso, ma affiancarli e rafforzarli. Un messaggio che Cipollone ha ribadito lunedì scorso a Francoforte, durante un intervento pubblico. “L’euro digitale non compete con le soluzioni private – ha detto – ma ne faciliterà l’integrazione e l’interoperabilità”.
La BCE sta lavorando da mesi a questa fase di studio e confronto, coinvolgendo banche, imprese e cittadini. L’obiettivo è chiaro: evitare che l’eurozona resti indietro rispetto alle novità digitali che stanno rivoluzionando i pagamenti. E, allo stesso tempo, diminuire la dipendenza da piattaforme e servizi extra-europei.
Autonomia strategica e sicurezza: la posta in gioco
Al centro del discorso dei due dirigenti c’è il tema dell’autonomia strategica. In un mondo che definiscono “sempre più polarizzato e frammentato”, avere il controllo delle infrastrutture fondamentali, come i sistemi di pagamento, diventa una questione vitale. “L’euro digitale – si legge nell’articolo – serve proprio a rafforzare questa autonomia”, evitando che l’Europa debba affidarsi a tecnologie o servizi sviluppati fuori dai suoi confini.
Non è tutto: questa nuova moneta potrebbe anche offrire più sicurezza ai cittadini. La BCE assicura che l’euro digitale sarà pensato per garantire alti livelli di privacy e tutela dei dati personali, rispondendo così alle preoccupazioni di consumatori e parlamentari.
Wero ed EuroPA, i progetti che cambieranno il modo di pagare
A Francoforte, Cipollone ha citato due iniziative pilota che potrebbero trarre grande vantaggio dall’arrivo dell’euro digitale: Wero, che punta a facilitare i pagamenti tra Paesi diversi, ed EuroPA, che lavora sull’interoperabilità tra piattaforme diverse. “La moneta digitale – ha spiegato – potrebbe rendere tutto questo più facile e sicuro, semplificando i trasferimenti tra Stati membri”.
Anche le banche centrali nazionali seguono con attenzione. In Italia, Bankitalia ha aperto tavoli tecnici con ABI e operatori fintech per capire quali saranno gli effetti concreti della nuova moneta. “Siamo in una fase di ascolto”, spiega un funzionario coinvolto, “ma il 2026 sarà un anno spartiacque”.
Gli ostacoli da superare e le reazioni del mercato
Non mancano difficoltà lungo la strada verso l’adozione dell’euro digitale. Restano aperti nodi tecnici, come la gestione delle transazioni offline o i limiti ai depositi digitali. Ci sono poi questioni politiche legate alla sovranità monetaria dei singoli Paesi. Ma, secondo chi opera nel settore, la direzione presa dalla BCE è «necessaria» per non perdere terreno in un mercato globale sempre più competitivo.
“Non possiamo permetterci di restare indietro rispetto a Cina o Stati Uniti”, confida un manager di una banca milanese. “L’euro digitale può davvero essere la risposta alle sfide che ci aspettano”.
Il dibattito prosegue. Nei prossimi mesi sono previste nuove consultazioni pubbliche e documenti tecnici. Solo allora – con il 2026 ormai vicino – si vedrà se l’Europa sarà pronta a fare il salto verso una moneta digitale che entri davvero nella vita di tutti i giorni, per cittadini e imprese.
