Entro il 2050, 220 milioni di persone a rischio di mancanza d’acqua

Entro il 2050, 220 milioni di persone a rischio di mancanza d'acqua

Entro il 2050, 220 milioni di persone a rischio di mancanza d'acqua

Matteo Rigamonti

Dicembre 9, 2025

Roma, 9 dicembre 2025 – Entro il 2050, secondo uno studio pubblicato su Nature Cities, circa 220 milioni di persone che vivono in città rischiano di rimanere senza acqua corrente, mentre altri 190 milioni potrebbero perdere l’accesso ai servizi dei sistemi fognari. A lanciare l’allarme è la ricerca del Complexity Science Hub di Vienna, in collaborazione con la Banca Mondiale, che ha analizzato più di cento città in Asia, Africa e America Latina, mettendo in luce i problemi legati all’espansione incontrollata degli insediamenti urbani.

Espansione urbana fuori controllo: quando la città cresce senza regole

Il team guidato da Rafael Prieto-Curiel indica nell’espansione orizzontale delle città la radice del problema. Megalopoli come Nuova Delhi, Il Cairo e Bogotà si stanno allargando troppo in fretta e in modo disordinato. La popolazione aumenta, ma le periferie si sviluppano senza una vera pianificazione. “Le città che crescono così fanno fatica a portare infrastrutture di base a tutti”, spiega Prieto-Curiel. Il risultato è che le bollette dell’acqua nelle zone periferiche possono essere fino al 75% più care rispetto ai centri più compatti e che l’accesso ai servizi essenziali cala del 40%.

Africa: la pressione demografica che mette a dura prova le città

Il rapporto dedica particolare attenzione all’Africa, dove la crescita della popolazione urbana è rapidissima e mette sotto pressione i sistemi esistenti. Si prevede che gli abitanti delle città africane passeranno da 550 milioni nel 2018 a quasi 1,5 miliardi nel 2050. Senza interventi concreti, milioni di persone rischiano di rimanere senza acqua potabile e servizi igienici adeguati. “Le sfide qui sono uniche e servono soluzioni ad hoc”, sottolineano i ricercatori. In molte città, lo sviluppo avanza più velocemente delle infrastrutture.

Città compatte, la strada giusta? Non sempre basta

Secondo lo studio, mantenere le città compatte e aumentare la densità degli edifici può aiutare a garantire l’accesso all’acqua e ai servizi igienici. Questo modello permette di risparmiare risorse e abbassare i costi per le famiglie. Però, avvertono gli esperti, non è la soluzione definitiva. Anche in quartieri molto densi come Rocinha a Rio de Janeiro, una delle più grandi baraccopoli del mondo, i servizi rimangono scarsi. “La densità non basta da sola – ammette Prieto-Curiel – servono investimenti mirati e una gestione più efficiente”.

Il costo sociale ed economico della cattiva pianificazione

La mancanza di una buona organizzazione urbana si fa sentire anche sulle tasche e sulla vita delle persone. Chi abita in periferia paga spesso di più per l’acqua e deve arrangiarsi con soluzioni di fortuna per lo smaltimento dei rifiuti. Il Complexity Science Hub avverte che questa situazione aggrava le disuguaglianze sociali e mette a rischio la salute pubblica. “Se non cambiamo rotta – spiegano gli autori – milioni di persone resteranno escluse dai servizi essenziali”. Proteste e richieste di interventi si moltiplicano, come a Bogotà, ma i fondi scarseggiano.

La sfida del futuro: programmare la città che verrà

Tutti gli esperti concordano: la pianificazione urbana sarà decisiva nei prossimi anni. Solo con politiche mirate si potrà garantire l’accesso all’acqua e ai servizi igienici per tutti. “Non possiamo ignorare questi dati”, avverte Prieto-Curiel. È una sfida che riguarda il mondo intero, ma anche le singole amministrazioni locali, chiamate a scegliere tra un’espansione selvaggia o uno sviluppo sostenibile. In gioco c’è la qualità della vita di centinaia di milioni di persone. E il tempo per agire, avvertono gli studiosi, sta per scadere.