Milano, 9 dicembre 2025 – Il prezzo del petrolio ha segnato una leggera flessione questa mattina sui principali mercati internazionali delle materie prime. Il WTI si è fermato a 58,66 dollari al barile, il Brent a 62,32 dollari, con cali rispettivamente dello 0,37% e dello 0,27%. Dietro a questo lieve arretramento, gli operatori di Piazza Affari vedono le incertezze sulla domanda globale e le recenti mosse dell’OPEC Plus.
Petrolio in calo: i numeri di oggi e cosa li ha scatenati
Alle 8.30, l’avvio sulle piattaforme di New York e Londra è stato debole. Il WTI, punto di riferimento negli Usa, ha perso circa 22 centesimi rispetto alla chiusura di ieri. Il Brent, invece, ha lasciato sul campo 17 centesimi. “Il mercato sta scontando una domanda più fiacca del previsto, soprattutto dalla Cina”, spiega un analista di Goldman Sachs contattato telefonicamente. L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha rivisto al ribasso le stime: la crescita dei consumi in Asia nel quarto trimestre non sarà come previsto a settembre.
OPEC Plus conferma i tagli, ma il mercato resta in attesa
Pochi giorni fa, i paesi dell’OPEC Plus hanno deciso di mantenere i tagli alla produzione già annunciati a novembre, senza aggiungere nuove restrizioni. Una mossa che, secondo molti trader di Londra, “non ha sorpreso nessuno”, ma ha lasciato il mercato un po’ in stand-by. “Finché non arriveranno segnali chiari di ripresa della domanda o nuove tensioni geopolitiche, i prezzi non avranno slancio”, ammette un operatore della City. In effetti, la volatilità resta bassa: nelle ultime due settimane il Brent si è mosso tra 61 e 63 dollari.
Domanda mondiale debole, cosa aspettarsi per il 2026
Il rallentamento della domanda cinese, dovuto sia a fattori stagionali sia ai dubbi sulla ripresa industriale, pesa sulle aspettative degli investitori. Un report di JP Morgan uscito ieri parla di una crescita dei consumi mondiali di petrolio nel 2025 limitata a +1,1 milioni di barili al giorno, meno dei +1,4 previsti sei mesi fa. “Le scorte restano alte e le raffinerie lavorano a ritmi più bassi”, sottolinea un dirigente di ENI durante una call con gli analisti. Negli Stati Uniti, d’altronde, secondo i dati EIA diffusi venerdì scorso, le riserve sono salite di 3 milioni di barili nell’ultima settimana.
Mercati e valute: l’effetto del calo del petrolio
La discesa del prezzo del petrolio si riflette anche nelle borse europee e nei cambi. A Milano, ENI ha aperto in lieve calo (-0,2%), mentre a Londra BP e Shell hanno registrato variazioni minime. L’euro resta stabile sopra 1,08 sul dollaro. “Per ora non ci sono scossoni,” commenta un gestore di fondi milanese, “ma se la tendenza continua, potremmo vedere impatti più netti sui titoli energetici e sulle valute dei paesi produttori”.
Prezzi alla pompa e inflazione: cosa succede in Italia
In Italia, dati aggiornati alle 7.00 di oggi dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy mostrano che il prezzo medio della benzina in modalità self è a 1,789 euro al litro, mentre il gasolio resta a 1,759 euro. Nei distributori di Milano confermano: “Al momento nessuna variazione significativa”, anche se alcuni automobilisti sperano in un calo nei prossimi giorni. L’andamento del petrolio resta comunque un fattore chiave per l’inflazione europea. L’ultimo bollettino della BCE segnala che una discesa prolungata dei prezzi dell’energia potrebbe alleggerire la pressione sui prezzi al consumo nella prima metà del 2026.
Futuro incerto: cosa dicono gli esperti
Gli analisti mantengono la prudenza. “Il mercato è in equilibrio precario”, spiega un esperto di commodity contattato da alanews.it. Molto dipenderà dalle prossime mosse dell’OPEC Plus e dai dati economici che arriveranno dalla Cina. Intanto, nelle sale operative delle banche d’affari si guarda già ai contratti futures di gennaio: solo allora si capirà se questa fase di debolezza sarà passeggera o l’inizio di un periodo di prezzi bassi per il petrolio.
