Roma, 9 dicembre 2025 – Il tempo su Marte scorre più veloce che sulla Terra. Lo dice uno studio pubblicato su The Astronomical Journal dai fisici del National Institute of Standards and Technology (NIST) degli Stati Uniti. Ogni giorno marziano, spiegano, è avanti di 477 microsecondi rispetto a quello terrestre. Una differenza piccolissima, quasi impercettibile, ma che potrebbe diventare cruciale per le future missioni spaziali e per la sincronizzazione delle comunicazioni tra pianeti.
Marte e il tempo che corre più veloce
La ricerca, firmata da Neil Ashby e Bijunath Patla, si basa su un principio della relatività generale di Einstein: la gravità rallenta il tempo. Dove c’è più gravità, gli orologi segnano i secondi più lentamente. Marte, con una gravità circa cinque volte più debole della Terra, diventa così un vero e proprio laboratorio naturale per vedere questo effetto.
“Se portassimo oggi un orologio atomico su Marte”, spiega Ashby, “all’inizio sembrerebbe andare alla stessa velocità di quelli sulla Terra. Ma dopo qualche giorno noteremmo una differenza misurabile”. Un piccolo scarto che, accumulandosi, può creare problemi nelle comunicazioni tra sonde, rover e i centri di controllo sulla Terra.
Tra orbite e gravità, i conti non tornano mai
Per arrivare a questa cifra, i ricercatori hanno dovuto tenere conto di molti fattori. Non solo la gravità su Marte, misurata con precisione grazie ai dati raccolti da sonde come Mars Reconnaissance Orbiter e Mars Odyssey, ma anche l’influsso della gravità di Sole, Terra e Luna sull’orbita del Pianeta Rosso.
Ecco il risultato: in media, il tempo su Marte scorre più veloce di 477 microsecondi al giorno rispetto alla Terra. Ma questa differenza non è fissa: l’orbita di Marte è più allungata rispetto a quella terrestre e la posizione dei pianeti cambia, così lo scarto può variare fino a 226 microsecondi in più o in meno nell’arco di un anno marziano.
Un dettaglio piccolo ma fondamentale per lo spazio
Oggi sembra un dettaglio da poco – “un millesimo del tempo che serve per sbattere le palpebre”, dice Patla – ma diventa fondamentale quando si parla di navigazione nello spazio. Le reti di comunicazione tra Terra e Marte devono avere orologi atomici perfettamente sincronizzati per evitare errori nei dati e nelle manovre dei veicoli spaziali.
“Quando si lavora con segnali che viaggiano quasi alla velocità della luce”, precisa Patla, “anche un ritardo di pochi microsecondi può tradursi in chilometri di errore nella posizione di una sonda”. Per questo, la comunità scientifica sta già studiando sistemi che correggano automaticamente il tempo per le missioni future su Marte.
Verso un orologio tutto marziano?
L’idea di un “fuso orario” diverso per ogni pianeta non è nuova. Ma solo ora, con strumenti sempre più precisi, si può misurare davvero quanto il tempo scorra diversamente. Secondo i ricercatori del NIST, definire uno standard temporale per Marte sarà uno dei temi chiave dei prossimi decenni, soprattutto in vista delle missioni con equipaggio umano sul Pianeta Rosso.
“Non è solo una curiosità scientifica”, conclude Ashby. “Gestire il tempo sarà una delle sfide più grandi per chi vorrà vivere e lavorare su Marte”. E chissà che, un giorno, tra tutte le differenze tra Terra e Marte, non dovremo anche imparare a regolare gli orologi in base al pianeta su cui ci troviamo.
