Woody Allen: l’importanza del ruolo giusto nella sua carriera matura

Woody Allen: l'importanza del ruolo giusto nella sua carriera matura

Woody Allen: l'importanza del ruolo giusto nella sua carriera matura

Giada Liguori

Dicembre 9, 2025

Roma, 9 dicembre 2025 – Woody Allen, che il 30 novembre ha festeggiato novant’anni, si è raccontato con la sua solita ironia durante la puntata di ieri sera di “Cinque Minuti” su Rai1, ospite di Bruno Vespa. Il regista newyorkese, autore di oltre cinquanta film e quattro volte premio Oscar, ha parlato delle difficoltà nel tornare dietro la macchina da presa, soprattutto a questa età. E non ha mancato di presentare la sua nuova sfida: l’uscita in Italia di “Che succede a Baum?”, il suo primo romanzo pubblicato da La Nave di Teseo.

Woody Allen: “Tornare al cinema? Non ci sono ruoli per me”

Tornare sullo schermo è dura, soprattutto per l’età che ho. Non ci sono tanti ruoli interessanti per chi ha la mia età”, ha detto Allen a Vespa, seduto nello studio subito dopo il Tg1 delle 20. Il regista non ha nascosto un certo disincanto: “Potrei fare il ruolo del romantico, ma non voglio finire come quei vecchietti che il pubblico va a vedere solo per vedere se sono ancora vivi”. Solo un ruolo davvero stimolante potrebbe spingerlo a recitare ancora: “Mi piace recitare, ma serve un personaggio giusto per uno come me”.

Quando Vespa ha chiesto se il romanzo “Che succede a Baum?” potrebbe diventare un film, Allen non ha esitato: “Potrebbe farlo, ma dovrei essere io a interpretare Baum. È il ruolo perfetto, visto che l’ho scritto io. Ma sono troppo vecchio, dovrei avere una cinquantina d’anni”. Una battuta che fa sorridere, ma che svela anche la consapevolezza dei limiti che il tempo impone.

L’ironia, un’arma fragile contro la disperazione

Durante l’intervista, Allen ha parlato dell’ironia come strumento per affrontare la vita. “L’ironia è un’arma, ma una di quelle deboli”, ha spiegato. “Non esiste un’arma vera per battere la disperazione. Alla fine, la disperazione è come giocare al casinò: ogni tanto puoi avere fortuna, ma non puoi mai battere il banco”. L’ironia aiuta, certo, “di tanto in tanto”, ma – dice Allen – alla fine si finisce sempre per perdere.

Il regista ha poi riflettuto sul talento e la creatività. “Cerco sempre di confrontarmi con la mia mediocrità”, ha ammesso. “So di non essere Charlie Chaplin o Stravinskij. Ho un certo senso dell’umorismo e so come far divertire la gente. Avrei voluto avere un talento enorme, ma quello è per pochi e io non sono tra questi”. Parole sorprendenti, se si pensa al peso che ha avuto nella commedia americana e alle 24 nomination agli Oscar.

Accuse e reputazione: “Molti rovinati senza processo”

Non solo cinema e libri. Allen ha affrontato anche il tema delle accuse pubbliche e della propria reputazione, un argomento che lo riguarda molto da vicino. “Quando leggo i giornali”, ha detto, “vedo sempre persone accusate di qualcosa. Molti vedono la loro reputazione e carriera distrutte senza nemmeno essere condannati o andare a processo. Basta l’accusa per rovinarti, e questo è molto ingiusto per tanti”. Un passaggio netto che richiama le polemiche che hanno segnato gli ultimi anni della sua carriera.

L’amore e la gratitudine: “Sono stato fortunato nella vita”

Nel finale, Allen ha parlato della sua vita privata. “Sono stato molto fortunato, ho avuto donne interessanti accanto, da cui ho imparato tanto. Mi hanno sempre sostenuto”, ha raccontato con calma. Da trent’anni al fianco della moglie Soon-Yi Previn, si dice soddisfatto: “Ho una famiglia bellissima, non ho nulla di cui lamentarmi. Ringrazio per la fortuna che ho avuto”.

Tra battute e riflessioni amare, Woody Allen si racconta ancora una volta al pubblico italiano. Non più solo regista o attore: oggi anche scrittore, con una voce che – a novant’anni – continua a interrogarsi sul senso della vita e del suo mestiere d’artista.