Milano, 10 dicembre 2025 – Il biotech italiano continua a crescere a ritmo sostenuto. Nell’ultimo anno il numero di imprese attive ha superato quota 6.000, mentre il fatturato complessivo ha toccato i 53 miliardi di euro, con un aumento del 5%. Sono i numeri che emergono dal rapporto “Il Biotech in Italia 2025. Numeri, storie e trend”, presentato oggi da Assobiotec, l’associazione di Federchimica che segue da vicino il mondo delle biotecnologie, insieme agli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. I dati aggiornati al 2024 confermano un settore in espansione, non solo per le aziende, ma anche per gli occupati: sono oltre 102mila, con un aumento del 4% rispetto all’anno precedente.
Il biotech italiano: imprese in crescita e fatturato in aumento
A oggi, le imprese biotech in Italia sono 5.869, un numero in crescita rispetto all’anno prima. La maggior parte – quasi il 90% – sono micro e piccole aziende, spesso nate da spin-off universitari o iniziative locali. Geograficamente, il Nord Italia resta il cuore pulsante del settore, con il 47% delle attività, seguito dal Sud e dalle Isole con il 28%, e infine il Centro con il 25%. Il fatturato complessivo ha raggiunto i 53,4 miliardi di euro, segnando un +5% rispetto al 2023.
“Questi dati raccontano la forza di un settore che, nonostante le difficoltà, riesce a innovare e a creare valore”, ha detto Riccardo Palmisano, presidente di Assobiotec, durante la presentazione a Milano. “La presenza diffusa di tante piccole realtà dimostra quanto il tessuto produttivo italiano sappia adattarsi e investire nella ricerca”.
Agroalimentare guida il settore, biomedicale tira forte
Guardando ai numeri per settore, il 65% delle imprese biotech lavora nel campo dell’agroalimentare e della zootecnia, con ricavi che superano i 27 miliardi di euro. Un mondo che va dalla produzione di sementi innovative alla sicurezza alimentare, fino alla tracciabilità dei prodotti. Il comparto biomedico e sanitario, pur contando solo il 7% delle aziende, pesa per 20,8 miliardi di fatturato, con il valore medio per impresa più alto. Il settore industriale e ambientale vale invece oltre 5 miliardi.
“Il biotech sanitario resta un pilastro fondamentale per la competitività internazionale”, ha sottolineato Palmisano, “ma è importante non dimenticare l’impatto che l’innovazione può avere nelle filiere agricole e ambientali”.
Lavoro e startup: segnali incoraggianti
Sul fronte dell’occupazione, il rapporto segna un trend positivo: nel 2024 gli addetti sono stati 102.565, con un aumento del 4%. Dietro questo c’è sia la crescita delle aziende già consolidate, sia la nascita di nuove realtà. Particolare attenzione va alle startup e alle PMI innovative: sono 559 le imprese registrate in questa categoria, in crescita rispetto all’anno precedente.
“Le startup sono il vero motore dell’innovazione tecnologica”, ha commentato Giulia Baccarin, imprenditrice biotech e membro del consiglio Assobiotec. “Anche se sono poche, il loro ruolo è decisivo nello sviluppo di soluzioni all’avanguardia e sostenibili”.
Collaborazione e ricerca, ma restano ostacoli
L’analisi mette in evidenza come l’imprenditorialità biotech italiana sia strettamente legata al trasferimento tecnologico e alla collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca. Fondamentale è il ruolo di incubatori, acceleratori e fondi di venture capital per sostenere lo sviluppo del settore. Il rapporto sottolinea anche la forte spinta verso la ricerca avanzata, l’adozione di modelli sostenibili e l’uso di reti collaborative e finanziamenti europei come leve per restare competitivi nel mondo.
Non mancano però le difficoltà. Il problema più grande resta l’accesso ai capitali, spesso più difficile rispetto ai concorrenti stranieri. A questo si aggiungono la forte pressione della concorrenza globale e le incertezze sul quadro normativo, che frenano gli investimenti a lungo termine. “Serve una normativa più chiara e strumenti finanziari adeguati”, ha ammesso Palmisano, “solo così il biotech italiano potrà rafforzare la sua posizione in Europa”.
In sintesi, il settore si conferma dinamico, ma ancora alla ricerca di una piena maturità. Le sfide non mancano, ma la crescita registrata nell’ultimo anno fa ben sperare per il futuro.
