Cingolani: l’Europa verso una difesa più sicura in 2-3 anni

Cingolani: l'Europa verso una difesa più sicura in 2-3 anni

Cingolani: l'Europa verso una difesa più sicura in 2-3 anni

Giada Liguori

Dicembre 10, 2025

Roma, 10 dicembre 2025 – L’Europa è in ritardo nel campo degli armamenti e della difesa, un gap che la espone a rischi sempre più seri, mentre le tecnologie di attacco avanzano a un ritmo vertiginoso. Lo ha detto chiaramente Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, durante l’intervista a “Cinque minuti” su Raiuno ieri sera. Alla domanda di Bruno Vespa su quando il continente potrà difendersi davvero da un attacco di missili o droni, il manager non ha esitato: “Non basta colmare il divario, dobbiamo anche creare qualcosa di nuovo”.

Difesa europea: un ritardo che pesa

Per Cingolani, la questione della sicurezza in Europa è “molto complicata”, soprattutto per la rapidità con cui cambiano le minacce. “Le tecnologie si evolvono in modo impressionante”, ha spiegato il numero uno di Leonardo, sottolineando che il settore della difesa corre contro il tempo. Vespa ha insistito: quando saremo davvero al sicuro? La risposta è stata netta: “Le grandi aziende europee stanno iniziando a fare squadra, a collaborare. Credo che nei prossimi 2-3 anni vedremo miglioramenti, ma per sentirci davvero protetti ci vorrà molto di più”.

Industria della difesa, il valore delle alleanze

Cingolani ha parlato delle ultime collaborazioni tra i giganti europei del settore, da Leonardo ad Airbus, passando per Thales e Rheinmetall. Questi accordi puntano a rafforzare la capacità dell’Unione Europea di rispondere alle minacce ibride e agli attacchi tecnologici. “Solo unendo le forze possiamo recuperare terreno”, ha detto, ricordando come la frammentazione industriale abbia penalizzato il Vecchio Continente negli ultimi anni. Ha citato anche i nuovi progetti comuni, come il sistema anti-missile europeo e la protezione delle infrastrutture critiche.

Missili e droni: la sfida della velocità

Negli ultimi mesi, l’attenzione si è concentrata sulla capacità di intercettare missili e droni. Gli attacchi in Ucraina e Medio Oriente hanno mostrato quanto sia difficile difendersi da minacce che cambiano traiettoria o volano a bassa quota. “Non basta aggiornare i sistemi già esistenti”, ha ammesso Cingolani, “serve innovare senza sosta”. E la corsa agli armamenti non riguarda solo le armi: anche la cybersecurity e l’intelligenza artificiale sono ormai parte essenziale della difesa europea.

Il ruolo dell’Italia e cosa ci aspetta

L’Italia, tramite Leonardo e altre aziende chiave, è protagonista nei principali programmi di difesa comune. Il governo ha più volte confermato la volontà di lavorare insieme a Francia e Germania, soprattutto con i nuovi fondi europei sul tavolo. Ma secondo Cingolani, la vera sfida è “anticipare le prossime evoluzioni tecnologiche”, senza limitarsi a inseguire le minacce già note. “Dobbiamo pensare a cosa succederà tra cinque o dieci anni”, ha detto, lasciando intendere che la partita si giocherà tutta sull’innovazione.

Sicurezza europea: la corsa contro il tempo

In chiusura, tra gli esperti c’è la sensazione che l’Europa abbia imboccato la strada giusta, ma la meta è ancora lontana. “Nei prossimi due o tre anni vedremo passi avanti”, ha assicurato Cingolani. Ma solo un salto di qualità nelle tecnologie difensive potrà davvero garantire quella sicurezza che oggi manca. Nel frattempo, le aziende corrono, e i governi seguono con attenzione ogni mossa.