Londra, 10 dicembre 2025 – Un padre distrutto dal dolore, due figli piccoli e una casa che all’improvviso sembra troppo vuota. È questa la storia al centro di “L’ombra del corvo”, il nuovo film di Dylan Southern con Benedict Cumberbatch, che arriva nelle sale italiane l’11 dicembre grazie a Adler Entertainment. Il film, presentato in anteprima al Sundance Film Festival e poi alla Berlinale fuori concorso, racconta la vicenda di uno scrittore e disegnatore alle prese con la perdita improvvisa della moglie e con una presenza inquietante: un corvo parlante, nato dalle sue stesse storie.
Il dolore che si fa racconto tra mistero e realtà
Il film prende spunto da “Il dolore è una cosa con le piume”, il romanzo di Max Porter uscito nel 2015, già portato in teatro da Enda Walsh con Cillian Murphy protagonista. Southern, alla sua prima esperienza nella fiction dopo anni da documentarista, ha raccontato di aver letto il libro quasi dieci anni fa: “Quando ho chiuso l’ultima pagina, ho capito subito che era uno dei testi più belli che avessi mai incontrato. Porter mescola poesia, romanzo, saggio e teatro, creando una voce unica che mi ha colpito a fondo”.
La pellicola evita toni troppo drammatici o patetici. Cumberbatch descrive il dolore come “bruciante”. Lui interpreta uno scrittore di graphic novel – il cui nome resta un mistero – che cerca di tenere insieme la famiglia dopo la tragedia. I suoi figli, Henry e Richard Boxall, alla loro prima esperienza sul grande schermo, sono ancora piccoli, e la casa si riempie di silenzi e assenze che pesano come macigni.
Il corvo, specchio oscuro del lutto
A complicare il cammino del protagonista arriva un grande corvo parlante, inquietante e fastidioso, animato dal movimento di Eric Lampaert e dalla voce di David Thewlis. Ma il corvo non è solo un elemento horror: è la rappresentazione delle paure, delle insicurezze e dei sensi di colpa che assalgono chi resta dopo una perdita improvvisa. “L’horror ti butta subito nel caos emotivo in cui si trova il protagonista, nel tumulto del lutto e della vita”, ha spiegato Cumberbatch al Sundance.
Il film alterna momenti di realtà cruda a sequenze oniriche e stranianti. Il corvo, a volte minaccioso, altre quasi protettivo, accompagna il protagonista in un viaggio dentro se stesso, senza risparmiare nessuna emozione. “Chi ha vissuto un lutto capirà queste sensazioni forti, quella dissociazione che ti fa sentire tutto intorno irreale e inquietante”, ha confidato l’attore.
Un racconto diretto, senza fronzoli
Southern ha scelto di narrare il dolore senza sentimentalismi. “Il libro affronta il lutto in modo insolito, senza esagerare con i toni drammatici. Non è sdolcinato, ma resta profondamente toccante”, ha detto il regista. Il film segue questa strada: niente scene di pianto facile o soluzioni immediate. Solo la fatica di ogni giorno, la lotta silenziosa di chi cerca di andare avanti.
Cumberbatch ha sottolineato la forza della storia nella sua intensità emotiva: “È una cosa viscerale, vera. La senti dentro”. Il film dà forma a quella sensazione di smarrimento, di non sapere cosa ci sia dietro l’angolo – o se ci sia qualcosa – che spesso accompagna il lutto.
Dal libro al grande schermo: una sfida vinta
“L’ombra del corvo” arriva al cinema dopo aver raccolto applausi nei festival internazionali. Il romanzo di Porter era già stato un successo a teatro; ora Southern prova a raccontare con le immagini la complessità del testo. La scelta di non dare nomi ai protagonisti rende la storia ancora più universale: chiunque può ritrovarsi nel dolore di quell’uomo.
Il film si affida a una fotografia scura, interni domestici pieni di ombre e dettagli quotidiani – una tazza abbandonata sul tavolo, un disegno lasciato a metà – per restituire quella sensazione di sospensione che si prova nel lutto. Tra le piume nere del corvo e il silenzio della casa, si intravede la possibilità di una nuova pace.
“Il lutto è una forza brutta, ma può anche portarti verso una nuova serenità”, ha concluso Cumberbatch. Una storia che non dà risposte facili, ma invita a confrontarsi con le proprie paure, e forse a trovare un modo per andare avanti.
