San Daniele del Friuli, 10 dicembre 2025 – È arrivata oggi dall’India la notizia che la Cucina Italiana è stata riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Il Comitato intergovernativo ha ufficializzato questo importante traguardo, accolto con entusiasmo dal Consorzio del Prosciutto di San Daniele. Nicola Martelli, presidente del Consorzio, ha definito la decisione “una spinta importante non solo per chi produce, ma per tutto il Paese”. Parole che arrivano a poche ore dall’annuncio, mentre a San Daniele del Friuli si respira un misto di orgoglio e attesa.
Un premio che celebra la cultura gastronomica italiana
Nel comunicato del Consorzio si legge come questo riconoscimento metta in evidenza la cucina italiana come un “sistema culturale complesso”, fondato su valori come qualità, conoscenza, convivialità e condivisione. Valori che si traducono nella vita di tutti i giorni: dalla lotta agli sprechi alla cura degli ingredienti, dall’uso attento delle risorse alla salvaguardia della biodiversità. “La trasmissione dei saperi culinari tra generazioni – ha spiegato Martelli – è parte di una cultura che cambia, cresce e si rinnova grazie alle comunità e ai territori”.
Il valore delle produzioni DOP e IGP nella tradizione italiana
In questo quadro, le produzioni a indicazione geografica – DOP e IGP – sono uno dei pilastri della cucina italiana. “Sono espressione di tradizioni precise, competenze particolari e un legame stretto con il territorio”, si sottolinea nella nota. Il Prosciutto di San Daniele DOP è un esempio concreto: un prodotto che protegge un sapere unico, punta sulla qualità e coinvolge tutta la comunità locale. “Per noi – aggiunge Martelli – questo riconoscimento è uno stimolo in più a rafforzare la sostenibilità, a mantenere alta la qualità e a preservare la biodiversità, riducendo gli sprechi”.
L’impatto sul territorio e sulle comunità
A San Daniele del Friuli, piccolo borgo in provincia di Udine famoso in tutto il mondo per il suo prosciutto, la notizia ha scatenato entusiasmo. Nelle botteghe storiche di via Umberto I, tra i profumi della stagionatura e le chiacchiere dei produttori, si avverte la consapevolezza di far parte di una tradizione che ora ha un riconoscimento globale. “È una soddisfazione che sentiamo dentro – racconta un salumiere del centro – perché dietro ogni fetta c’è il lavoro di tante famiglie e una storia che si trasmette da generazioni”.
Prospettive per l’agroalimentare italiano
Secondo chi lavora nel settore, questo riconoscimento Unesco potrà portare benefici non solo d’immagine, ma anche sul piano economico. L’Italia vanta oggi oltre 300 prodotti DOP e IGP, tra formaggi, salumi e oli, con un valore che supera i 20 miliardi di euro l’anno, secondo i dati Ismea. “La tutela internazionale della nostra cucina – spiega Martelli – può aiutare le nostre eccellenze a farsi largo sui mercati esteri e sostenere le filiere locali”.
Tra tradizione e innovazione: la sfida continua
Il cammino della cucina italiana verso l’Unesco è stato sostenuto da istituzioni, associazioni di categoria e comunità locali. Ora però arrivano nuove responsabilità. “Dobbiamo continuare a puntare sulla qualità e sulla sostenibilità”, rimarca il presidente del Consorzio. Solo così, secondo Martelli, si potrà mantenere viva la tradizione senza rinunciare a guardare avanti. E mentre a San Daniele si alza un calice di Friulano, si sente che questo riconoscimento è solo l’inizio di nuove sfide e opportunità.