Roma, 10 dicembre 2025 – Un ragazzo di sedici anni è stato sequestrato e torturato per un debito di droga da 37 mila euro. A raccontare l’incubo vissuto lo scorso gennaio in un garage alla Massimina, alla periferia ovest di Roma, è stato lui stesso ai carabinieri. La vicenda, emersa solo nelle ultime ore grazie alle indagini della procura antimafia, ha portato ieri all’arresto di undici giovani, tra cui tre maggiorenni e quattro minorenni. Sono accusati di tortura, sequestro di persona e porto abusivo di esplosivo.
Il drammatico racconto di Marius
«Mi hanno spogliato fino alle mutande, poi mi hanno legato a una sedia. Dopo avermi torturato, mi hanno coperto il volto con lo scotch e mi hanno picchiato». Così ha raccontato il ragazzo, che chiameremo Marius, durante l’interrogatorio. Il suo volto era così gonfio, ha detto ai carabinieri della stazione di Trastevere, da sembrare “quello di un alieno”. La sua testimonianza, raccolta a fatica, ha permesso agli investigatori di ricostruire con precisione le violenze subite.
Dai documenti emerge che il gruppo voleva recuperare un credito legato a una partita di hashish mai pagata. La spedizione punitiva è partita dalla casa della vittima, dove Marius è stato preso con la forza, e si è spostata nel garage della Massimina. Qui, in uno spazio stretto e senza finestre, almeno dieci persone hanno assistito alle sevizie.
Le ore di terrore nel garage
«Appena arrivati, Mirko mi ha preso a pugni. Poi si sono uniti gli altri», ha detto Marius. Dopo i primi colpi, lo hanno legato alla sedia. «Non ho reagito, ero spaventato. Ero in un posto chiuso, con dieci persone intorno», ha aggiunto. La paura di non uscire vivo da quella stanza era reale: «Pensavo che potessero ammazzarmi».
Le botte sono durate circa quattro ore. «Mi hanno colpito con il calcio di una pistola sulla fronte sinistra. Ho ancora una grossa cicatrice», ha spiegato. Uno dei ragazzi, indicato negli atti come “il negro”, lo avrebbe sollevato insieme alla sedia e sbattuto la testa a terra più volte. Poi sono arrivati i colpi di mazza da baseball di ferro.
A guidare il gruppo, secondo gli investigatori, era Giacomo Porco, detto “Spongebob”. Da mesi minacciava Marius su Telegram: «Ti faccio bruciare le gambe… ti faccio mangiare i vermi… ti faccio sputare tutti i denti». Le minacce si estendevano anche ai familiari, se il ragazzo avesse deciso di parlare.
Le sevizie e la denuncia che ha cambiato tutto
Tra i più violenti c’era Mirko Mezzaroma. «Mi tagliava i capelli con un coltello alla base del cranio, strappandomeli a ciuffi», ha raccontato Marius. Poi simulazioni di coltellate sulle cosce e frustate sulla schiena. «È durato quattro ore. Non ricordo quanti giorni di prognosi ho avuto, ma sono stati tanti. Sono stato costretto a stare a letto a lungo», ha confidato.
Nonostante la paura e le minacce, appena è stato liberato Marius ha trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri. La sua denuncia è stata fondamentale per far partire le indagini e identificare i colpevoli.
Un gruppo pericoloso e ben organizzato
Le indagini guidate dal pm antimafia Carlo Villani hanno scoperto che quel gruppo aveva già torturato un altro giovane pusher, costringendolo a lavorare per loro. Secondo il Corriere della Sera, questo ragazzo aveva rapporti con l’ex fidanzata del presunto boss. Inoltre, il gruppo avrebbe fatto esplodere una bomba carta a Primavalle, per intimidire un pregiudicato.
L’operazione dei carabinieri, scattata all’alba del 9 dicembre, ha portato all’arresto di undici persone. Ora sono sotto inchiesta per tortura, sequestro di persona e porto abusivo di esplosivo. Gli inquirenti non escludono che possano venire alla luce altri episodi simili nelle prossime settimane.
